“Il ballo delle pazze”. Il consiglio di Ornella Gulino per una buona lettura
SCIACCA. Ornella Gulino, tolare della libreria Ubik di Sciacca (via Licata), questa settimana consiglio il romanzo di Victoria Mas, “Il ballo delle pazze”. Un romanzo intenso e drammatico che scorre veloce ma lascia un segno nell’animo del lettore. Un romanzo che ci restituisce un dettagliato affresco storico di Parigi nella seconda metà dell’Ottocento. Pubblicato in Italia da E/O, è già un besteller in Francia dove è in lavorazione la versione cinematografica.
Siamo alla Salpetrière, l’ospedale psichiatrico femminile dove sono rinchiuse le donne considerate pazze dalla società. Si tratta per lo più di povere donne affette da isteria, vittime di abusi, picchiate, ingannate da uomini la cui violenza le ha alienate dalla società e i quali hanno ritenuto più opportuno nasconderle agli occhi della società rinchiudendole alla Salpetrière. Qui non vengono più incatenate come nei secoli precedenti ma vengono curate con compressioni uterine e sostanze psicotrope.
Nei giorni in cui si svolgono le vicende tutte le donne sono in fibrillazione in attesa del ballo che si svolgerà tra pochi giorni e al quale parteciperà la Parigi bene, gente curiosa di vedere come realmente sono queste donne curate dal celebre dottor Charcot, che vengono offerte alla loro morbosa curiosità come in una fiera da esposizione.
Le alienate invece aspettano quel giorno per assaporare un briciolo di normalità e sentirsi libere per una notte, perché alla Salpetriére si entra ma non si esce neppure una volta guarite senza il consenso della famiglia.
Protagoniste del romanzo sono ovviamente le donne: La sedicenne Louise, abusata dallo zio quando era ancora una bambina, e ora vittima di attacchi epilettici. Durante le conferenze del dottor Charcot, alle quali assistono medici, giornalisti e curiosi provenienti da tutta la Francia, Louise sotto ipnosi da sfoggio della sua pazzia, contorcendosi in preda alle convulsioni. Le attenzioni del dottore la fanno sentire una diva e sogna che un infermiere, del quale è innamorata, la sposi e la faccia uscire da lì.
Eugénie invece proviene da una nobile famiglia e possiede il potere di parlare con i defunti, viene rinchiusa dal padre per proteggere l’onore della famiglia dall’infamia di avere una figlia eretica.
Bellissimo è il ritratto di Therese che si trova lì perché, abbandonata dal suo uomo che la faceva prostituire per le strade di Parigi, lo getta nel fiume per liberarsi di lui. Therese è l’unica che non vuole uscire dall’ospedale, non vuole tornare in quel mondo che non l’ha voluta o che l’ha usata solo per farle del male.
Infine abbiamo Geneviève l’infermiera austera che confida nel potere della scienza ma che cela in se un grande dolore. L’ingresso in ospedale di Eugénie farà vacillare tutte le sue certezze ma dai dubbi troverà una nuova serenità. “Ti ho già detto quanto mi sento serena da quando ho dei dubbi? Proprio così, non bisogna avere convinzioni, bisogna poter dubitare delle cose e di se stessi. Dubitare” .
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