Il balletto della variazione di bilancio: tragedia o farsa?
SCIACCA. Forse è il caso di soffermarsi e descrivere meglio questa vicenda. I giudizi li daremo, anzi li darete, alla fine. Gli Uffici comunali, il 12 novembre scorso predispongono una proposta di delibera per la Giunta Comunale relativa alla variazione al bilancio di previsione 2019-2021, evidentemente relativa all’attuale esercizio finanziario, il 2020.
Questa proposta di delibera è munita del parere del Collegio dei Revisori del Comune. La Giunta assume nello stesso giorno la delibera n. 132 e, successivamente, il Commissario Straordinario adotta, nella sua qualità di soggetto che ha sostituito il Consiglio Comunale, sempre nello stesso giorno (che efficienza!) la deliberazione n. 55, e cioè la variazione di bilancio.
Il Commissario Straordinario poi, però, ci ripensa. Ma sia chiaro, ci ripensa perchè guarda attentamente le carte e si accorge di qualcosa che non gli era stato evidenziato, che il bilancio non era stato approvato nei termini del 31 ottobre. Quindi la Giunta non ha ricevuto nessuna “segnalazione”, quasi si trattasse di un guasto idrici. Il Commissario è andato su tutte le furie e ha convocato ogni anello della catena, amministrativa e politica, che non lo aveva edotto ampiamente sulla situazione relativa all’esercizio provvisorio. E’ grazie al Commissario che la variazione di bilancio illegittima non sia andata avanti e, quindi, annullata in autotutela, che significa, appunto, illegittima.
Il 19 novembre dispone che la Giunta proceda ad un annullamento in autotutela di quella delibera, perché palesemente illegittima in quanto adottata durante la “gestione provvisoria”, ossia in assenza di un bilancio approvato entro il termine previsto, ossia il 31 ottobre 2020.
Il giorno precedente, il 18 novembre, la Giunta municipale delibera la “Variazione al Piano Esecutivo di Gestione 2019/2021 esercizio 2020”. Cioè, cala nei capitoli la posta di 500.000 euro.
La conferma del termine del 31 ottobre per l’approvazione del bilancio è conseguenza di quanto stabilito dalla Conferenza Stato-Città, che ha approvato una proposta di Anci e UPI per prorogare, appunto, al 31 ottobre 2020 i termini per la deliberazione dei bilanci di previsione dei Comuni. Dunque, nessuno non poteva non sapere, o dire che quel termine del 31 ottobre era stato fissato a mia insaputa.
Non si capisce quale sia, quindi, il significato di quanto riportato nella deliberazione della Giunta Comunale dove si dice testualmente “Si evidenzia che la suddetta deliberazione, con i relativi pareri tecnici e di legge, era stata istruita in epoca di vigenza dell’esercizio provvisorio”, con un inutile richiamo alla legge. Insomma è come se io presento una domanda di concorso il giorno dopo la scadenza del termine ma dico di averla scritta prima. Mah!
Ma quello che lascia veramente perplessi è che una filiera di Uffici non si siano posti, in tempo utile, il più elementare dei problemi: ma siamo in tempo secondo la legge?
Pensate se ci fosse stato ancora il Consiglio Comunale! Sarebbe stato fantastico perché in questo caso era l’unico soggetto al quale tutti quei geni avrebbero potuto dare la colpa. E invece no, ora se la vanno a pigliare in saccoccia loro.
Dulcis in fundo la proposta di annullamento in autotutela, sottoscritta da Sindaco e Dirigente del Settore, riporta che nella fase di gestione provvisoria “non è consentito procedere alla variazione di bilancio così come deliberata”. Credo che siamo solo all’inizio.
Filippo Cardinale