I SASSOLINI DI GIUSEPPE COCO
Nostra intervista a Giuseppe Coco: “Vito Bono incapace di essere il leader di un progetto politico”.
E’ stato nominato nella squadra di assessori designati dal candidato indaco Gioacchino Marsala. Capogruppo del Pd nell’attuale consiliatura, ha attraversato le tempeste note a tutti. Quando l’ex sindaco Vito Bono abbassò il sipario del suo mandato, gli dedicò una frecciata pungente. Stiamo parlando dell’attuale capogruppo consiliare del Pd, Giuseppe Coco. Lo abbiamo intervistato, e a distanza di due mesi qualche sassolino dalla scarpa lo toglie.
Vito Bono, nella conferenza stampa di commiato, ne disse di brutte sulla maggioranza, e anche su di lei.
“Quello fu l’epilogo tristissimo di un crollo psicologico, e sono fortemente convinto che Vito mai ripeterebbe quella sceneggiata. Sono convinto che di quel momento si sia pentito, che non lo replicherebbe per nessun motivo. Ha sbagliato e anziché chiedere scusa alla città, è scivolato inesorabilmente su una circostanza incredibile. Vito Bono è sceso in campo e ha chiesto di essere votato per il cambiamento della città. Di fronte a questo impegno non poteva esimersi di andare fino in fondo per fatti personali o familiari. Chi si impegna in politica diventa uomo pubblico e quando la città investe di un ruolo non ci si può tirare indietro”.
Ma c’era quella questione di incompatibilità tra la carica di sindaco e l’attività di medico convenzionato con l’Asp, però. “Sapeva sin dall’inizio di tale incompatibilità. Il fatto è che ha cambiato tiro, scaricando la colpa sul fatto che secondo lui la maggioranza gli poneva freni e ostacoli. Allora peggiora la situazione, perché delle due una. Non può in alcun modo usare due forni. A me pare molto ingeneroso giustificare una scelta politica con discussioni che sembrano svolgersi tra comari. Chi guida una città di 40.000 abitanti non può pensare che la gente sia così sprovveduta da considerare che ogni singolo consigliere comunale possa mettere in crisi la linea politica del sindaco. E’ difficile che la gente possa immaginare che lui sia andato via perché tizio o caio possa essere stato d’ostacolo. Veda, in democrazia esiste il dibattito. C’è lo scambio di opinioni, di idee, si controbatte, ma certamente non si lascia il ruolo. Per il mio modo di pensare, quelle avanzate dall’ex sindaco sono state solo scuse”.
Al di là delle scuse avanzate, Vito Bono, nel corso della conferenza stampa di annuncio delle dimissioni, ha fatto riferimento ad una sua pressione per una centrale a biomasse. Ci spieghi meglio.
“Esercito la mia professione di medico con impegno e passione. Non sono industriale, né mi occupo di energia alternativa. Forse è stato il nostro sindaco ad avere propensione verso il mondo delle energie alternative. Qualcuno pensa che a Sciacca un consigliere comunale possa interessarsi di una centrale a biomasse andando a parlare con il sindaco? O, invece, si tratta di atti pubblici che passano anche attraverso il Consiglio comunale. Ma poi, quali biomasse. Si riferisce alla Kronion, per il quale l’imprenditore Moncada è stato ricevuto dal sindaco, nella sua stanza, per sviluppare un’attività? Ma questa è una proposta del sindaco. Una mattina sono stato convocato e il sindaco mi ha presentato il signor Moncada. E’ questa l’iniziativa a cui si riferiva il sindaco? Non è certamente la mia”.
Eppure l’ex sindaco è stato esplicito, indicando lei come portatore di interesse alla realizzazione di una centrale a biomasse. “Forse il sindaco si riferiva ad una richiesta da parte di un’azienda che si occupa di energia verde che opera nel Veneto. Questa azienda presentò al Comune di Sciacca un’offerta di collaborazione. Loro dissero di lavorare nel settore dell’energia fotovoltaica, indicando alcuni bandi europei che prevedono un capitale iniziale. Gli enti locali, come sappiamo, non dispongono di soldi. L’idea era di fare un accordo di collaborazione, privato e pubblico. Il privato mette il capitale, oltre al know-how, e il pubblico può usufruire del finanziamento europeo. Era una proposta della quale in giro ci sono diversi esempi. Si trattava anche di dotare gli edifici pubblici di pannelli fotovoltaici. Ci sarebbe stato un bel risparmio di costi energetici per il Comune. Alla fine non se ne fece nulla. Ma non mi pare che siamo di fronte ad una proposta negativa per l’Ente. Tantissimi enti pubblici stanno utilizzando tale opportunità, che, tra l’altro, è proprio spinta da bandi europei. Si trattava, dunque, di rendere autosufficienti gli edifici pubblici dal punto di vista energetico. Come vede, di biomasse non si tratta proprio. L’accusa che mi ha rivolto il sindaco, oltre ad essere menzognera, non lo ha certamente qualificato”.
Parliamo di politica?
“Si.”
Ci spiega quell’enigma della verifica? Ma terminò come disse Vito Bono in Consiglio comunale, oppure era ancora aperta? “Veda, l’azione politica del sindaco si discostava dal programma che era stato sottoscritto da tutti noi. Al primo punto vi era la questione relativa ai parcheggi. Noi abbiamo fatto la campagna elettorale dicendo che era nostro obiettivo chiudere il centro storico al traffico veicolare. Per fare ciò era necessario realizzare aree desinate al parcheggio. Questo punto doveva essere la stella polare del nostro cammino. Se il sindaco devia da questo percorso, io come consigliere comunale ho il compito di correggere la rotta. E’ qui, su questo punto, che iniziano le difficoltà. Il programma elettorale è un documento che deve essere realizzato. Non è solo propaganda. E il Consigliere comunale dà il sostegno per la realizzazione del programma elettorale. Su questo punto registrammo una chiusura da parte del sindaco, il quale non volle usare i mezzi della politica, cioè il confronto, il dibattito. Si sottrasse al dibattito, alla discussione, dichiarando chiusa la verifica. Ma la verifica non portò mai a quella chiarezza che la maggioranza auspicava. Lui, molto probabilmente, confuse un fatto. Cioè che, giunti ad un certo punto, i partiti dissero di rinnovare la fiducia al progetto politico di Vito Bono. Ma questo non significava essere entrati nel merito delle questioni. Lui, invece, fece un’interpretazione assai riduttiva”.
In questa campagna elettorale si è riproposta la stessa maggioranza, però. Come mai?
“La coalizione, a mio avviso, fa bene a ripresentarsi. Ma attenzione, non è la continuità di Vito Bono. Tutt’altro, questa è una coalizione politica che si fonda sulla base di un accordo del Pd e del Terzo Polo. Partiti che si scala nazionale si sono opposti al berlusconismo.”
Si, però la gente pensa a Sciacca, e l’esperienza appena finita non è stata edificante.
“E’ necessario che si faccia la distinzione tra fase amministrativa e politica. Dal punto di vista amministrativo, mi sembra che a parlare ci siano i finanziamenti che sono stati decretati. Diversa cosa, invece, è la fase politica. Vito Bono non è stato capace di proporsi come leader di un progetto politico. In più, si è sottratto da quello amministrativo perché ha interrotto l’esperienza andandosene. E c’erano ancora altri progetti in corso in attesa di finanziamenti. Vito Bono non è stato in grado di sostenere un progetto politico di più ampio respiro. E di questo deve solo scusarsi”.
E la vicenda di Fabio Leonte?
“Noi siamo in una fase di rinnovamento e abbiamo lavorato per presentare una lista rinnovata. La scelta politica dei due amici, Leonte e Mandracchia, che hanno deciso di aderire, seppure nelle ultime ore, a Sel, è evidentemente il trascorso, la cultura, a cui appartengono. Il Pd è cosa diversa dal Pci.”