I referendum: “Cronaca di una disfatta annunciata…”
Mentre si dibatte animatamente dei risultati in bilico nelle elezioni del Sindaco a Sciacca, sulla stampa nazionale si accavallano ancora le interpretazioni ed i commenti sulla consultazione referendaria. Addirittura i componenti del comitato del Si si sono affannati ad affermare che “comunque si è trattato di una vittoria perché lo spoglio ha dato conto che i SI nelle urne sono in maggioranza”, volutamente dimenticando che tantissimi sostenitori del NO non sono andati a votare, o – dove si votava anche per le amministrative – hanno semplicemente rifiutato le schede referendarie, sommandosi in questo modo opportunisticamente a chi semplicemente non può o non vuole votare.
Ma questo risultato era scontato da un pezzo e la sua genesi risiede, al di là dei controversi temi sulla Giustizia, nello svuotamento di significato e nel travisamento dell’uso che negli anni si è fatto di questo fondamentale strumento di democrazia diretta.
I referendum erano stati previsti nelle intenzioni dei Padri Costituenti per le grandi battaglie epocali con al centro scelte nette e trancianti, magari coinvolgenti decisioni fondate sulla coscienza e sull’animo umano, tali da richiedere la chiamata alle urne dell’intero corpo elettorale. Divorzio SI o NO, Aborto SI o No, Acqua pubblica o acqua in mano ai privati, Eutanasia SI O NO. Questi gli esempi dei grandi temi da proporre,
Quando il referendum è diventato strumento di ingegneria legislativa – con acrobazie normative fatte a colpi anche di piccoli tagli e quesiti fuori dalla portata conoscitiva della stragrande maggioranza dei cittadini – ha finito con il decretare in partenza il suo fallimento.
Ma i rimedi ci sono.
Basterebbe ricorrere all’art.138 della Costituzione, introdotto per apportare modifiche alla Legge fondamentale articolo per articolo, senza alterarne l’ancor valida struttura istituzionale. Ma le ultime riforme costituzionali dovevano essere, nella mente dei politici che le hanno proposte, epocali, stravolgendone 40, 50 articoli. Vedi le riforme Berlusconi e Renzi sonoramente bocciate dal popolo.
Per ridare vitalità al referendum basterebbe, in sede di revisione della Costituzione, proporre la riforma del solo articolo 75, aumentando il numero delle firme richieste per proporlo, azzerando così in partenza tanti referendum macchinosi e difficilmente comprensibili, e abolendo il quorum. I sostenitori del NO, che vogliono mantenere la legge sottoposta al referendum, sarebbero allora costretti ad andare alle urne per far prevalere la loro posizione e ridarebbero di nuovo linfa a questo importante strumento di democrazia. Avviene già così per il referendum costituzionale che non prevede il quorum.
Renato Modica