I reclusi a casa da settimane in attesa degli esiti dei tamponi e, da 25 giorni, del ritiro della spazzatura
SCIACCA. Come non bastasse la difficoltà, l’apprensione, di essere positivi al Covid, le persone devono vivere l’incubo delle disfunzioni di un sistema sanitario andato in tilt per l’emergenza del virus. Scriviamo non con il mero obiettivo di una critica fine a se stessa, di semplice denuncia. No, scriviamo per far giungere alle autorità sanitarie e cittadine l’esasperazione e i disagi di tanti cittadini che, oltre a vivere l’esperienza della positività al virus, devono combattere contro le tenaglie della burocrazia, del sistema andato in tilt. Sono casi reali, quelli di cui scriviamo, e siamo pronti a fornire nomi e recapiti telefonici alle autorità sanitarie che facessero richiesta alla nostra redazione.
La sostanza di quanto scriviamo è sollecitare l’Asp di Agrigento e le autorità cittadine a contattare le persone in attesa degli esiti dei tamponi, al ritiro della spazzatura con la quale convivono da 25 giorni, di liberarli da una reclusione che va abbondantemente oltre i termini previsti dall’isolamento domestico. I casi di cui scriviamo, rappresentano le disavventure extra contagio che rendono la vita delle persone in isolamento un incubo. Un incubo, perché entrano nel tunnel del silenzio, della percezione dell’abbandono. Useremo dei nomi di fantasia, ma dietro i quali ci sono persone di cui abbiamo i riferimenti precisi.
Le segnalazioni che ci sono state poste dalle persone riguardano l’incredibile situazione costretti a vivere e che esula dal contagio vero e proprio.
CONVIVENZA DA 25 GIORNI CON I RIFIUTI CHE NESSUNO RITIRA. Una prima assurdità che ci hanno riferito è la convivenza con i rifiuti domestici. Chi è in isolamento domestico produce spazzatura, ovviamente. Spazzatura che viene considerata “rifiuto speciale” e in quanto tale va raccolto con apposite procedure da ditte specializzate e autorizzate. Nel caso dei soggetti in isolamento (anche per coloro a cui è stato notificato un contatto con un soggetto positivo ed è in attesa del primo tampone), tutta la spazzatura prodotta viene riposta in un unico sacco. Non va, infatti, differenziata. Viene ritirata e conferita in impianti che provvedono ad incenerirla. Tutte le sei famiglie, di diversi nuclei, che ci hanno contattato, convivono da 25 giorni con la spazzatura a casa. Evidenziamo che nell’unico sacco va messa anche la frazione umida. E’ facile comprendere che oltre a convivere con la monnezza si deve convivere anche con la puzza. Da 25 giorni non viene effettuato il ritiro della spazzatura (non è compito delle ditte che raccolgono la normale spazzatura) perché l’Asp di Agrigento sta rinnovando la convenzione. La raccolta dei rifiuti prodotti da soggetti in isolamento domestico è di competenza dell’Asp.
PREISOLAMENTO. Definiamo così alcuni casi che ci sono stati segnalati. Francesco è stato contattato dall’Asp di Agrigento a metà novembre. Gli è stato imposto l’isolamento obbligatorio domestico perché è tra le persone con cui un soggetto positivo ha tracciato i contatti all’Asp. La procedura prevede che a Francesco vengano richiesti i dati anagrafici e anche i contatti che ha avuto con altre persone. Da questo momento, ci dice Francesco, diventa impossibile parlare con i sanitari Usca, di Distretto. Insomma, con i sanitari che dovrebbero seguire Francesco, dovrebbero chiamarlo per sapere le sue condizioni di salute. Gli è stato comunicato che sarà raggiunto da personale sanitario per effettuare il primo tampone. Sono trascorsi 13 giorni e Francesco è in attesa ancora di effettuare il primo tampone. Dunque, egli sta trascorrendo un preisolamento in attesa dell’esito del tampone. Da tale esito, se positivo, scatta l’isolamento. Nel caso in specie, Francesco è da 13 giorni “recluso” a casa. Possibilmente sarà negativo ma, è da 13 giorni “carcerato” in casa. Nel caso di positività dovrà iniziare il periodo di isolamento in quanto certificato. Ovviamente, Francesco telefona, ma dall’altra parte non gli rispondono. Normalmente, dalla notifica del contatto con un positivo accertato, dovrebbero trascorrere 2-3 giorni. Ne sono passati già 13. Francesco, intanto, vive un doppio isolamento. Il primo lo obbliga a non uscire di casa. Ma siccome vive in un nucleo familiare, Francesco è “recluso” in una stanza, senza avere contatti con il resto della famiglia.
L’ODISSEA DEL CONTATTO TELEFONICO. Due componenti della stessa famiglia sono positivi dal 18 novembre. Non hanno più notizie e chiamano il numero dedicato dell’Asp. Ma a rispondere è una voce digitale la quale porge le domande di routine: chiede se ha febbre, sintomi di congiuntivite, difficoltà respiratorie. Ovviamente, con la voce digitale non si può scambiare conversazione. Sono trascorsi 11 giorni, ma ancora nessuna presenza fisica sanitaria per effettuare il secondo tampone.
NON CI SONO TAMPONI. Maria ci segnala la sua vicenda. Mercoledì scorso le viene comunicato un suo contatto con un soggetto positivo al Covid. Le dicono che giovedì, quindi l’indomani, verranno sanitari dell’Usca. Sabato, cioè ieri, Maria sollecita ma le viene risposto che hanno finito i tamponi molecolari e che devono arrivare da Agrigento, ma non sanno quando.
I casi che abbiamo riportato danno la sostanza dell’odissea che devono vivere le persone, molte delle quali magari risulteranno negative al tampone.
Tutte le persone che ci hanno segnalato le vicissitudini vivono l’esperienza del Covid con dignità, serenità, nella consapevolezza che il virus può colpire chiunque, come del resto fa. Lamentano, invece, in modo vibrante, la mancanza di assistenza sanitaria, la mancanza di contatti con le autorità sanitarie, la lentezza estenuante per effettuare i tamponi, l’avere gli esiti. Lamentele che, sottolineano, avanzano anche nella consapevolezza che riguarda una platea estesa di persone. Insomma, una segnalazione che serve a sollecitare le autorità sanitarie e cittadine ad una assistenza sanitaria radicalmente diversa dall’attuale, e che metta al centro la persona, che va assistita, contattata. Essere contagiati comporta tanta apprensione, paura di complicazioni. Non può essere la lenta burocrazia ad accrescere la tensione nelle persone sottoposte a isolamento.
Siamo certi che l’Asp di Agrigento, che sta affrontando un’emergenza straordinaria, impegnata anche ad espandere lo screening tra la popolazione, che deve processare una quantità importante di tamponi, saprà porre una soluzione fulminea alle esigenze che abbiamo riportato. In fondo, chi vive l’esperienza della positività o del tracciamento, chiede maggiore attenzione, frequenza di contatti con i sanitari, celerità nella procedure di processo dei tamponi. Ma anche che i negativi vengano “liberati” dalla clausura domestica. Ci sono parecchie persone che ci hanno contattato che, risultando negativi al tampone, hanno la necessità di ritornare al lavoro.
Filippo Cardinale