I GIUDICI ELOGIANO ZAMBUTO: “RARO ESEMPIO DI COERENZA”

Dopo l’assoluzione arrivata qualche giorno fa per l’ex sindaco di Agrigento, Marco Zambuto, nell’ambito dell’inchiesta sulla Fondazione Luigi Pirandello, ieri i giudici della Corte d’Appello di Palermo, nel depositare le motivazioni, hanno sentito l’esigenza di sottolineare la sua “onorabilità e l’incalcolabile danno politico subito” per la scelta di dimettersi lo scorso mese di giugno. Un vero e proprio elogio raccolte in nove pagine, scritte dal presidente della prima sezione della corte d’Appello, Giancarlo Garofalo.

Il collegio evidenzia tutti i limiti di un’indagine che aveva portato al processo, celebrato con il rito abbreviato e alla condanna di Zambuto in primo grado, riconosciuto colpevole dal Gup di Agrigento Francesco Provenzano. La Corte esprime apprezzamento all’ex cittadino per la decisione di dimettersi il giorno successivo. Certo non servirà a cancellare l’amarezza, ma può essere un motivo di soddisfazione. Garofalo scrive: “Sia consentito un riconoscimento in favore dell’imputato, soprattutto in una situazione del nostro Paese che raramente vede comportamenti coerenti da parte dei pubblici amministratori”.

E poi i giudici entrano nel merito della scelta politica: “Zambuto, non appena a conoscenza del procedimento a suo carico, si è immediatamente dimesso senza attendere il provvedimento di sospensione da parte del prefetto così come previsto dalla legge Severino. Ciò ha come conseguenza che, se fosse stato sospeso, oggi a seguito della presente decisione avrebbe potuto essere reintegrato nella carica, mentre oggi gli rimane la sola possibilità di riproporsi in sede di competizione elettorale. La presente decisione, ove divenuta irrevocabile, non ripagherà certamente l’imputato dell’incalcolabile danno, in termini politici, cagionatogli ma ha l’effetto di riconoscergli la sua totale estraneità a quanto contestatogli e la sua onorabilità personale”.

Archivio Notizie Corriere di Sciacca