Guardia Costiera di Lampedusa interviene sulla pesca illegale. Sequestro di attrezzi non consentiti
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La Guardia Costiera di Lampedusa ha condotto un’ampia attività di controllo finalizzata al contrasto della pesca illegale mediante l’impiego di propri assetti navali negli spazi marittimi di giurisdizione.
L’obbiettivo è stato nella fattispecie verificare la presenza in area dei F.A.D. (fish aggregating device – cosiddetti “cannizzi”), sistemi illegali di concentrazione delle specie ittiche posizionati in mare per aumentare la quota di pescato delle reti a circuizione. Oltre ad incidere eccessivamente sugli stock ittici, i F.A.D., costituiti da sfalci, taniche di plastica, cime e pezzi di rete, rappresentano anche una fonte di inquinamento e un pericolo per molte specie marine, fra cui delfini e tartarughe marine che vi rimangono impigliati. E proprio una tartaruga caretta caretta è stata salvata dall’equipaggio della motovedetta CP2105 nell’ambito del sequestro di un palangaro che non rispettava le norme comunitarie in materia di identificazione e segnalamento. L’esemplare era rimasto impigliato ad un amo a cui aveva abboccato ed è stato subito liberato in mare dai militari intervenuti. Il bilancio finale è stato del sequestro di 10 F.A.D. e 700 metri di palangaro.
L’attività si aggiunge al complesso dell’azioni di contrasto della pesca illegale, non regolamentata e non dichiarata che nell’anno ha visto tra l’altro il deferimento all’Autorità giudiziaria di diverse unità da pesca extracomunitarie ritrovate a pescare nella acque nazionali e di un peschereccio egiziano in particolare, condotto nel porto di Lampedusa e a cui sono state confiscate due reti a strascico e una tonnellata di prodotto ittico illegalmente prelevato dalle acque territoriali.