GLI ESPLORATORI ALLE TERME! LE (TANTE) OMBRE DI UN “AVVISO” FRETTOLOSO

Vogliamo provare a semplificare il più possibile perché la procedura esplorativa decisa dalla Regione non ci convince e siamo convinti che rappresenti l’ennesimo tentativo per perdere ancora tempo. Abbiamo consultato alcuni esperti e ci scusiamo per qualche eventuale tecnicismo purtroppo necessario alla spiegazione.

Dunque, a vent’anni dalla legge regionale 10 del 1999 che dispose la “privatizzazione” dell’Azienda pubblica regionale delle Terme di Sciacca, a dieci anni dalla nomina di un liquidatore per la Terme di Sciacca SpA ed a più di cinque anni dal primo bando-beffa di affitto/concessione del complesso termale il gioco dell’oca riparte dal via.

A prescindere dal fatto che nella vicenda delle Terme le oche, che notoriamente non passano per essere animali particolarmente intelligenti, sembriamo noi, cioè i cittadini di Sciacca, proviamo a capire che cosa ha prodotto questa infinita gestazione, non senza ripetere – magari per non scordarlo – che a fronte delle numerosissime responsabilità che sono palesi nessuno ha pagato e nessuno pagherà se non la Città.

La Regione ha scelto in piena autonomia e solitudine l’avviso esplorativo. Che cos’è? Secondo il codice dei contratti pubblici che disciplina tutte le procedure ad evidenza pubblica, cioè quei procedimenti obbligatori quando si vuole dare in gestione un bene od un servizio che riguarda beni od attività pubbliche, è una sorta di consultazione preliminare finalizzata (art. 66, comma 1 del codice) alla preparazione della gara e allo svolgimento della relativa procedura, nonché a fornire informazioni agli operatori sul tipo e durata del contratto e sui requisiti necessari per la partecipazione alla successiva procedura.

E già, proprio alla successiva procedura, perché l’esplorazione non è la gara ma una semplice possibilità di conoscere in anteprima i partecipanti. Anzi, per espressa previsione dell’art. 9 dell’avviso esplorativo si prevede che su richiesta di un partecipante (all’esplorazione), ovvero per iniziativa della commissione – tutta regionale – di valutazione della completezza ed ammissibilità delle istanze, il partecipante ammesso verrà invitato ad una consultazione “per favorire lo scambio di informazioni e approfondimenti amministrativi, tecnici, economici che possono essere utili ad una delle parti per valutare il proprio interesse ovvero per definire gli elementi rilevanti per delineare gli atti del successivo affidamento in concessione della gestione delle Terme di Sciacca”.

I Giudici amministrativi hanno infatti confermato in modo definitivo che mentre l’avviso esplorativo serve ad individuare i potenziali soggetti da invitare come concorrenti, la gara vera e propria, invece, ha lo scopo di accertare la sussistenza dei requisiti per l’ammissione alla procedura.

Sembrerebbe che la Regione avrà quindi bisogno dei suggerimenti degli imprenditori ammessi per “DEFINIRE GLI ELEMENTI RILEVANTI” che per 38 anni costituiranno il rapporto contrattuale tra proprietà e concessionario. Su richiesta del partecipante ovvero per iniziativa della commissione, il partecipante ammesso verrà infatti invitato, continua l’art. 9, ad un incontro che promuova la consultazione necessaria per favorire lo scambio di informazioni e approfondimenti amministrativi, tecnici, economici che possono essere utili ad una delle parti per valutare il proprio interesse ovvero per definire gli elementi rilevanti per delineare gli atti del successivo affidamento in concessione della gestione delle Terme di Sciacca. Ma già in sede di partecipazione all’avviso esplorativo è previsto che possono essere allegate relazione illustrative e descrittive, o addirittura il progetto di gestione del complesso termale con l’indicazione delle attività che si intendono svolgere, dei destinatari di tali attività e della ricaduta sul territorio dal punto di vista socio-economico nel rispetto della finalità turistica termale.

Ma come insegna l’ANAC, autorità anticorruzione, che proprio nello scorso mese di marzo ha adottato una specifica delibera di aggiornamento sull’avviso esplorativo, questa fase consultiva oltre ad essere preliminare, facoltativa e non decisoria, può determinare seri problemi in materia di conflitto di interessi dato che nel corso degli incontri possono essere acquisite consulenze, relazioni o altri documenti tecnici da parte di esperti e di imprese del mercato di riferimento che possono essere utilizzati nella preparazione e nello svolgimento della gara, con il rischio di falsare la concorrenza e di violare i principi di non discriminazione e di trasparenza. L’ANAC ha ribadito pertanto nelle Linee Guida che le stazioni appaltanti devono individuano misure adeguate a garantire che la concorrenza non sia falsata dalla partecipazione del candidato o dell’offerente o di un’impresa ad essi collegata alla consultazione preliminare, con una serie di numerose e complicate cautele riportate all’art. 67.

Ma se l’art. 4 dell’avviso prevede espressamente che la procedura esplorativa non garantisce alcun diritto preferenziale rispetto ai partecipanti alla successiva procedura di affidamento in concessione, poiché le modalità di selezione dei concessionari sarà determinata nella successiva procedura di affidamento vera e propria, perché questa defatigante procedura è necessaria? Se il problema era che la Regione in materia termale non sapeva che pesci pigliare non era meglio rivolgersi ad un esperto o ancor di più ad un organismo tecnico e molto professionalizzato nel settore come la Federterme per tutti gli aspetti minerari, sanitari, tecnici e turistici?

Quindi questa scelta che sarà foriera di confusione e dilatazione dei tempi è da contestare.  Sarebbe stato meglio predisporre da subito un bando ad evidenza pubblica, da pubblicizzare a livello europeo, prevedendo requisiti di partecipazioni molto precisi, obblighi giuridici e garanzie imprenditoriali; questa scelta avrebbe consentito di arrivare all’aggiudicazione nei primi mesi del 2020.

Ma anche nel merito delle scelte si possono fare numerose contestazioni che riassumiamo, per ragioni di spazio, con riserva di approfondirle:

a) è previsto un triennio di moratoria del canone, ossia di gestione non onerosa, per investire sulle strutture, gli impianti, gli arredi ed i macchinari; i danni prodotti da una scellerata chiusura senza alcuna azione di manutenzione preventiva e l’abbandono quinquennale dell’intero complesso, nonché la necessità di prevedere spazi ed impianti per il turismo del benessere vorrebbero almeno il doppio di gestione non onerosa;

b) non sono ricompresi i due alberghi e lo stabilimento Stufe sul Monte San Calogero;

c) non si parla completamente della concessione mineraria delle acque termali, materia prima necessaria e fondamentale per una stazione termale, dei pozzi di eduzione, delle condotte di adduzione, degli impianti di raccolta; d) non vi è alcun accenno agli impianti sotterranei, non visibili neppure mediante un sopralluogo, che necessitano di seri interventi di rifacimento (il parco termale, ad esempio, è attraversato da centinaia di metri di cunicoli),, ed altro ancora di cui diremo.

Insomma restiamo all’anno zero. La bozza trasmessa al Comune è insufficiente, redatta con molta approssimazione e, si direbbe, troppo velocemente, magari per dare un contentino a chi, ormai, si è abituato ad accettare tutto.

Filippo Cardinale