Giuseppe Curreri, il campione del mondo dimenticato a 100 anni dal titolo

SCIACCA. Un campione del mondo ai più sconosciuto. La città di Sciacca non ha mai tributato i giusti onori a Giuseppe Curreri, pugile saccense che negli Stati Uniti d’America ha conquistato un titolo di campione del mondo. Meglio noto con il nome di Johnny Dundee, la International Boxing Hall of Fame lo riconosce fra i più grandi pugili di ogni tempo.

Tra pochi mesi, a 100 anni esatti dalla conquista del primo titolo mondiale, la città ha l’opportunità di ricordarlo e chissà che non sia la volta buona per riparare ad una dimenticanza lunga un secolo. Giuseppe Curreri nacque a Sciacca nel 1893, ma lasciò la città giovanissimo insieme alla sua famiglia nel 1898 ed emigra negli States. Approdarono in Luisiana, ma Giuseppe si trasferì giovanissimo a New York per avvicinarsi alla boxe che tanto amava. Piccolo, era alto 1 metro e 64 centimetri, ma con tanta grinta in corpo, divenne professionista nel 1910. I suoi manager gli diedero il nome di Johnny Dundee e nel 1921 dopo tanta gavetta arrivò il primo titolo mondiale nella categoria pesi leggeri junior, seguito nel 1923 da quello dei pesi piuma. All’epoca la stampa specializzata lo inserì fra i migliori cinque pesi leggeri del mondo.

Un campione di grande livello, ritmi elevati durante ogni incontro, grinta e tecnica eccellenti. anche se la sua categoria non era popolare come i pesi massimi. All’epoca si contendeva titolo e successi con altri pugili molto noti all’inizio del secolo scorso, da Benny Leonard, che incontrò nove volte, a Lew Tendler, da Johnny Kilbane a Eugène Criqui.

La sua carriera terminò nel 1932, alla vigilia dei 40 anni. In tanti anni di attività ha combattuto da professionista 130 volte vincendo 88 combattimenti, vincendone 99 per Ko, perdendone 17 e pareggiandone 14. L’unico legame con Sciacca è un piccolo volume sulla sua storia pubblicato nel 2011 dalla Aulino Editore. Adesso, a cento anni dal titolo mondiale, si pensa finalmente di organizzare un evento e ricordarlo per come merita.

Giuseppe Recca