Giuseppe Catanzaro: “Sui social tutta l’incoerenza della nuova sinistra”. Chi di social ferisce, di social perisce
SCIACCA- “Cavalcare (o combattere ) i social network non risolve purtroppo i problemi di governo né dà credibilità maggiore.
Una cosa è certa: questo circo equestre non servirà a nessuno, a lungo andare. Forse, sta servendo a noi tutti a non pensare alla nostra città sul serio, concentrando le nostre opinioni dentro una caverna che nemmeno quella di Platone, per citare Saramago, dove ognuno di difende il suo. Dopotutto, è pur sempre una realtà virtuale e, prima o poi, i conti con la realtà (quella vera) li dovremmo fare tutti. Ad oggi, però, rischia di diventare una realtà pericolosa dove esprimere un pensiero diverso dalla maggioranza dei presenti può rappresentare un lusso. E questo, di sicuro, oltre a non essere affatto di sinistra, non è nemmeno cosa buona, per nessuno. Nemmeno per la città da amare”.
La riflessione è del consigliere comunale Giuseppe Catanzaro. Uno dei protagonisti della nascita del movimento Mizzica, oggi all’opposizione come indipendente. La riflessione merita attenzione poiché è la rappresentazione plastica che non è solo la spada l’oggetto che ferisce o fa perire. C’è il mondo di Facebook che è diventato una piazza senza controllo dove la libertà di pensiero è intesa come diritto all’anarchia. Dove in mancanza della capacità del confronto c’è la capacità dell’offesa, dell’odio. Ma anche il dominio dell’ignoranza. La libertà finisce là dove lede quella altrui. In Facebook l’altrui esiste solo come bersaglio da uccidere con l’offesa, la denigrazione.
E proprio Giuseppe Catanzaro, un figlio di tale mondo, di tale strumento impazzito, fa una riflessione critica. Meglio tardi che mai.
“È di tutta evidenza quanto, in queste calde settimana di estate, si stia consumando più su Facebook che, a dire il vero, in aula consiliare, un convulso, plurale, confuso e a tratti tossico “dibattito” dove tutti sono, siamo, parte attiva: profili istituzionali, pagine ufficiali di esponenti politici, profili personali di consiglieri (compreso il mio) ed assessori, semplici cittadini e associazioni. Una novità? A dire il vero no, affatto”, dice Catanzaro.
“Già l’amministrazione guidata da Fabrizio Di Paola ebbe a che fare con l’avvento del dibattito da web, ma l’esperienza amministrativa che più di tutte dovette fare i conti con tale fenomeno di influenza fu quella di Francesca Valenti, nei confronti della quale si esercitò una fortissima e plurale pressione che, mi viene da credere, non determinò per l’ex sindaco un setting di lavoro propriamente detto “sereno ed agevole”. Si, perché il dibattito sui social, essendo facile materia da strumentalizzazione politica, condiziona e a tratti determina il dibattito politico, di riflesso”.
“A cavalcare l’onda del dissenso furono (fummo direi), allora, tutte le opposizioni che, nel 2017, persero la contesa elettorale, a favore del centrosinistra. Il Movimento Mizzica, nel quale militavo a quei tempi, esercitò allora una così forte opposizione, in aula e sui social, da contribuire ad un logoramento immediato della prima giunta targata Valenti. Tra video su Facebook, raccolta firme e conferenze stampa infuocate, il clima in città era rovente ed incattivito e la divulgazione nei social di determinate posizioni politiche alimentava, a sua volta, conseguenti espressioni di malumore dei cittadini che male stavano vivendo le difficoltà amministrative e politiche della allora coalizione di sinistra. Non si perdeva occasione per invadere il campo opposto e buttare benzina sul fuoco con legittime iniziative di carattere politico, a prescindere dal valutare quanto tutto ciò potesse alimentare, in città, divisioni e depressioni tra la gente e quante difficoltà potevano essere arrecate a chi aveva iniziato ad amministrare la città da appena un anno. Fu corretto? È tardi per dirlo ma di una cosa sono sicuro: erano gli anni del boom grillino, dove il sentimento di protesta e di “Vaffa” era ancora forte, così forte da determinare un governo giallo-verde, a Roma e fiumi di consensi al movimento di Grillo. In quegli anni, soffiare sul fuoco era una pratica lecita, giustificata dalla moda della rottamazione. E anche Mizzica, e soprattutto Mizzica, in città, cavalcando quella moda, si costruì una forte identità politica. Anche a Mizzica, conveniva farlo”, continua Catanzaro.
“Dal canto suo, l’amministrazione del tempo tentò, in maniera probabilmente goffa, di arginare l’impatto del malcontento tramite un fare non troppo distante da quello che si vede oggi, anche sui social. Chi criticava l’operato del sindaco, per fare un esempio, veniva etichettato come un saccense che non amava Sciacca. Nacquero profili Facebook di dubbia identità che, si diceva, fossero gestiti da sostenitori dell’amministrazione di allora (non si ebbero comunque mai conferme a riguardo). Un accennato vittimismo mixato ad una costante richiesta di abbassare i toni rivolta verso le opposizioni, accusate di non volere bene a Sciacca con il loro fare pungente e puntuale. Mizzica, a riguardo, era però convinta del contrario, certa della bontà del proprio operato, in nome di una opposizione utile, se si voleva fare il bene per la propria città. Alle fine, quel modello di difesa del governo di allora, non funzionò parecchio e gli azzeramenti in giunta fecero il resto”.
Per Catanzaro “è finita l’epoca del vaffa, ma non solo. Oggi, addirittura, si fa fatica ad esprimere un pensiero critico. O meglio, si fa fatica ad esprimere un pensiero critico senza sentirsi un pò fuori moda e, soprattutto, senza ricevere etichette di disfattismo da una valanga inarrestabile di commenti. Questa legge vale per tutti: cittadini, organi di stampa, politici. È nitida la differenza di dibattito, specialmente sui social e tale tendenza influenza, anche stavolta, le dinamiche politiche locali”.
“Oggi, le stesse persone che, solo pochi anni fa, militavano nel folto esercito del web, compatto ed affiatato nel “rottamare” la vecchia politica e che, senza pensarci due volte, riempivano le loro bacheche di libere espressioni di dissenso, svolgono con grande senso dell’equilibrio e del dovere l’ambito ruolo di sentinella del politicamente corretto. Mentre alcuni lo fanno armati di passione, altri sono mossi da un palese interesse di parte, replicando esattamente il modello che, solo qualche anno fa, gli veniva aspramente contestato. Oggi ad essere contestati tocca ad altri, nel bel mezzo di un triplo salto mortale carpiato di chi si è tuffato nel complicato ruolo di movimento di governo. Si controlla se il grado di violenza, di attacco, sia consono o meno nei confronti di chi amministra e, quando occorre, si etichetta e si taccia di estremismo chi esprime un pensiero troppo critico verso il governo locale. Si grida al disfattismo, sentenziando chi ama e chi non ama la città sulla base del loro pensiero. Niente di diverso rispetto alla pratica utilizzata dalla amministrazione precedente per reggere l’urto della città, delle opposizioni, in particolare dell’opposizione di Mizzica”, continua Catanzaro.
“Ad aggravare questo quadro generale, ci sta un ulteriore dato interessante: parecchi che svolgono giornalmente tale attento ruolo sui social non sono solo parte integrante di movimenti di governo (ci può stare) ma amici e soprattutto parenti, dentro un conflitto di interesse ai limiti del patetico che sta facendo un danno, in termini di credibilità, gigantesco a chi amministra la città. Non serve più dare vita a famigerati, mai del tutto tra l’altro confermati da prove concrete, profili falsi con nomi di fantasia: lo si fa direttamente mettendoci la faccia, come le mogli dei calciatori quando l’allenatore manda il marito in tribuna. E mentre prima, chi governava, nei social, rappresentava una piccola minoranza, oggi al governo ci sta una componente che grazie ai social è sostanzialmente cresciuta in termini di consenso. Cresciuta tramite tutte quelle azioni che oggi, agli altri, vengano fortemente contestate. Così è la vita. In tutto questo incoerente modus operandi, chi governa, chiaramente, non può che apprezzare e, già che c’è, strumentalizzare, cavalcare tale nuova moda che mal vede chi si oppone a chi amministra, organizzando le milizie nel condividere pensieri utili alla causa o commentare negativamente quelli che pongono la lente critica su qualcosa che non quadra. Una perfetta continuità col passato da parte dell’amministrazione Termine, capace oggi di migliorare addirittura le tecniche di autodifesa dalle critiche che provengono, naturalmente, da più parti e subito pronta a cambiare pelle, assorbendo modi di fare tipici di una certa, intoccabile ed elitaria sinistra”.