Giuseppe Barsalona, il talento e una carriera internazionale: “Il mio sogno è ballare al teatro Samonà”
SCIACCA. “Il mio sogno è ballare sul palcoscenico del teatro di Sciacca”. Lo ha detto il ballerino e coreografo professionista saccense Giuseppe Barsalona, ospite ieri nel salotto letterario “Capo San Marco Rest’Art” che si svolge ogni domenica mattina nella struttura alberghiera Bono Vacanze di Sciacca organizzato dal Comitato Provinciale Asi ed a cura di Giuseppe Recca.
L’artista ha parlato della sua carriera di danzatore con le più prestigiose compagnie internazionali, prima fra tutte la Maurice Bejart, che lo hanno portato sui più importanti teatri d’Europa, Stati Uniti, Giappone. Ha parlato della sua storia di artista, della danza classica e moderna, del ricchissimo percorso umano e culturale che lo ha arricchito, ma anche del suo ritorno a Sciacca dove oggi vive dopo avere terminato la carriera professionistica.
“La danza mi ha dato anche una ricca formazione culturale e umanistica – ha detto Barsalona – non puoi ballare con le musiche di Mozart senza conoscerlo, non puoi danzare sui testi di Nischtze senza conoscere Nischtze. La danza mi ha aiutato anche a migliorare la mia formazione letteraria, la conoscenza della storia”. “Ritengo di essere stato fortunato – ha aggiunto – sono stato baciato dal talento pur venendo da una famiglia dove non c’era nessuna vena artistica. Ho fatto quello che mi è piaciuto aiutato sempre dalla mia famiglia che mi ha fatto fare ciò che ho voluto”.
Ha parlato della sua omosessualità, dei vantaggi di abitare a Roma che è una città aperta, delle difficoltà che ancora oggi ci sono nel giudicare le persone dalla loro sessualità. “La danza mi ha dato la possibilità di essere normale, nel balletto non conta con chi vai a letto. La libertà di essere me stesso e di potere abbattere i tabù mi hanno aiutato nella mia carriera, bisogna avere paura di un uomo che ha un’arma in mano piuttosto che di un uomo che bacia un altro uomo”.
Ed ha avuto parole critiche nei confronti di una politica che in 40 anni non è riuscita a dare alla comunità saccense un teatro, un luogo dove esprimere arte e cultura. “Mi giudicano spigoloso e pungente – ha detto Barsalona – ma dopo tanti anni di assenza sono tornato a Sciacca ed ho trovato sia un degrado fisico che la mancanza di reazione da parte dei saccensi. Prima erano orgogliosi di parlare della bellezza della loro città, oggi si sentono derubati della loro identità”.