Giunta Termine, il Pd alza il tiro e chiede 3 assessori. Il sindaco “liquida” Mannino

Tutto già visto e rivisto. La solita storia delle poltrone e del manuale Cencelli. Il nuovo è già vecchio

SCIACCA- La coalizione che appoggia il sindaco Fabio Termine è schiacciante minoranza numerica in Consiglio comunale, solo 7 consiglieri su 24. Mentre Mizzica pratica con successo una cura dimagrante, ha perso Gabriele Modica rimanendo con un solo consigliere comunale, Daniela Campione (già assessore del centrodestra dell’allora sindaco Fabrizio Di Paola), il Pd aumenta di peso con l’adesione, appunto, di Modica. E’ avvenuto un cambio di casacca silente. Con la recente adesione al Pd di Gabriele Modica e con la nomina del “civico” Fabio Leonte ad assessore, il Pd ha ruggito e uscito gli artigli. Di fatto, una lotta interna alla coalizione tra Pd e il sindaco. Lotta asserita anche dal deputato saccense e capogruppo Pd all’Ars, Michele Catanzaro, che ha parlato a Rmk della necessità di una messa a punto. Il Pd, adesso, presenta il conto e chiede maggiore visibilità, cioè più peso in giunta: tre posti anziché due. Attualmente, il Pd ha Valeria Gulotta (che è anche vice sindaco), una poltrona vuota, quella del dimissionario Antonino Certa, ancora non sostituito. Il segretario cittadino Giuseppe Palagonia avrebbe chiesto a Fabio Termine di fare posto ad un terzo assessore Pd. Operazione, questa, che di fatto accorcia la coperta dei non Dem, estromettendo uno dei due rappresentanti di Mizzica, Dimino o Sinagra. E’ quest’ultima ad essere più precaria. Alessandro Curreri, eletto per conto del M5S, ha già l’abito di assessore. E qui viene in mente quando Giuseppe Ambrogio andò in tv a parlare già da assessore. Rimasero le sue parole e lui ritornò a sedere da consigliere comunale. Insomma, un ambrogiata cui la città è abituata. Curreri, che lavora a Pisa, scalpita per entrare in giunta e prenderebbe l’aspettativa. Ma il lato economico sarebbe garantito dall’indennità da assessore. E’ certo che Curreri non ha intenzione di dimettersi da consigliere comunale per fare posto alla prima dei non eletti, Debora Piazza. Da settimane si sussurra che dovrebbe entrare in giunta al posto di Salvatore Mannino. Mannino è cosciente che il sindaco lo sacrifica, dopo averlo usato e dopo averlo convinto a non candidarsi a sindaco. Ricordate che Salvatore Mannino si era proposto a candidato sindaco? Se la politica ha una sua logica, spesso impietosa, del nuovo che avanza e che doveva essere già domani, non rimane nulla. Il sindaco sta dimostrando di non avere un bon ton nei confronti di Mannino. Insomma, il manuale Massimiliano Cencelli è sempre attuale. Mannino fu nominato assessore per volontà di Fabio Termine, nell’ambito di un’intesa pre-elettorale che lo vide, appunto, rinunciare ad una candidatura a sindaco per evitare un concorrente e concentrare le forze su un unico candidato.

La situazione del Pd è pirandelliana poiché rischia di rimanere imbrigliato dall’assurda regola fatta in casa dello scorrimento della lista, che al momento avrebbe impedito di sostituire Certa. I consiglieri comunali in carica Ruffo e La Bella non sono disponibili a rivestire la carica di assessore e di dimettersi da consiglieri comunali. Tuttavia, il Pd chiede altre due poltrone in giunta. Si sta concretizzando, nelle ultime ore, l’ipotesi di proporre a Fabio Termine il nome dell’attuale segretario provinciale Simone Di Paola, anche se lo stesso aveva, con un comunicato stampa, smentito l’idea di entrare in giunta.

Come ho detto nella trasmissione Vesper, condotta dall’ottimo collega Massimo D’Antoni, il sindaco Fabio Termine si trova in un cul de sac. Qual è la via d’uscita? Parrebbe rientrare in una logica politica l’azzeramento della giunta. Tale eventualità sarebbe la replica di quella effettuata dal precedente sindaco Francesca Valenti. Dunque, Fabio Termine, che ha condotto una asperrima opposizione alla Valenti, seguirebbe la stessa scia. L’azzeramento, ovviamente, non dispiacerebbe al Pd. Sciacca vive, purtroppo, l’ennesimo teatrino della politica e replicherebbe uno stile tipico delle amministrazioni di sinistra. L’inasprimento del clima politico della coalizione che amministra la città ha inizio con la nomina di Fabio Leonte, che non si è voluto dimettere da consigliere comunale, e poco gradita al deputato Michele Catanzaro.