GIRGENTI ACQUE HA 28 MLN DI DEBITI. PER I COMUNI “RIBELLI” L’ATI VUOLE CONCEDERE UNA MORATORIA

Che non navigasse in buone acque era noto. La Girgenti Acque è indebitata per oltre 28 milioni di euro e versa in difficoltà economiche tanto da non potersi permettere non solo di garantire mensilmente gli stipendi ai lavoratori, ma persino di ricorrere in tribunale contro gli autori di frodi e furti d’acqua.

Il preoccupante quadro è stato dipinto dai commissari prefettizi di Girgenti Acque, Gervasio Venuti e Massimo Dell’Aira. I due, ascoltati nei mesi scorsi dalla commissione parlamentare antimafia dell’Ars (i resoconti sono pubblici da poco tempo) hanno delineato tutte le criticità a quel momento note, gettando ombre sul futuro stesso della società.

“La  società ‘Girgenti  acque’ – riporta il verbale sintetizzando l’intervento di Venuti –  ha  accumulato  una  notevole  esposizione debitoria già accertata dai  documenti contabili nel 2017, sebbene possa essere ancora più grave di  quanto  certificato in  bilancio. Vi era anche una grande mole di crediti deteriorati ascrivibili  per lo più a bollette di utenze non saldate… Il debito  accertato  nel  2017 era di 32 milioni di euro, già ridotto a novembre 2018 a 28 milioni di euro”. Venuti, inoltre, “rappresenta un quadro di   grande difficoltà amministrativa per la società ‘Girgenti acque’, caratterizzata da ritardi nel pagamento degli stipendi e  dei  debiti  con  i  fornitori”.

Venuti sottolinea come oggi  ci sia un costo elevato sostenuto in termini di manutenzione delle reti idriche, in cattive condizioni e sostiene che “Girgenti acque”, non  disponendo delle necessarie risorse   finanziarie, ha omesso di costituirsi  parte  civile nei numerosi procedimenti penali per i reati di furto e truffa perpetrati in suo danno”.

Massimo Dell’Aira, commissario prefettizio anch’egli, dice che si tratta di somme dovute ai fornitori delle risorse idriche (Siciliacque) e “al fatto  che  il  consorzio  Ati ha visto nel tempo numerose defezioni  da parte dei comuni consorziati, facendo  chiaramente diminuire l’utenza della   società”. Il riferimento è ai Comuni “ribelli”.

In buona sostanza, si appura “la presenza di accordi capestro e di tariffe elevatissime che hanno contribuito  a  rendere il servizio altamente deficitario” e poi che “gli  affidamenti in house da parte di ‘Girgenti Acque”siano da  considerare   contrari alla normativa vigente e, segnatamente,  al  codice degli appalti”.

Moratoria per i Comuni “ribelli”. L’assemblea dell’Ati dovrebbe essere convocata a settembre anche per discutere temi delicatissimi come la possibilità di concedere ai comuni “ribelli” una deroga di alcuni mesi per ottenere tutti i requisiti previsti dalla norma per la gestione in house e soprattutto la nuova forma di gestione del servizio idrico dell’Ati.

Filippo Cardinale