GIOVANNI TAGLIAVIA: “LA BIBLIOTECA E’ IL LUOGO SACRO DELLA MEMORIA DELLA CITTA’, NON VA TRASFERITA IN ALTRA SEDE”

Per l’ex responsabile della biblioteca comunale “Mons. Aurelio Cassar”, il prezioso scrigno contenente 44.844 opere registrate, compreso il “Fondo Antico”, non deve essere trasferita in altra sede perchè “non è una biblioteca qualsiasi, ma un luogo sacro dove è custodita la memoria di Sciacca”.

Oggi la biblioteca è chiusa perchè necessita di lavori di manutenzione e messa in sicurezza. Si fa avanti l’idea di trasferire la biblioteca a Palazzo Lazzarini. 

Giovanni Tagliavia, oggi in pensione, traccia la storia della storica biblioteca comunale, intitolata a “Mons. Aurelio Cassar” nel 2014.

L’istituzione culturale nasce dopo il 1860 con fondi librari provenienti dai conventi soppressi nel 1866, letteralmente ammucchiati nell’attuale sala del Consiglio Comunale nel sovraportico dell’artrio superiore del Palazzo di Città nell’ex convento dei padri gesuiti.

Per più di 50 anni tale patrimonio, adesso “Fondo Antico”, rimane in quello stato. Nel 1923 questo nucleo viene trasferito nei vani terranei del cortile superiore.

Già all’inizio del 1900 aveva cominciato a frequentare tale congerie il chierico Aurelio Cassar, scoprendo autentici tesori: manoscritti, incunaboli, edizioni rare, altro. Tuttavia, per la condizione disordinata, il Cassar, ora sacerdote, nel 1920 fonda in locali propri e spese proprie nella piazza Duomo, poi don Minzoni, nello spirito di don Luigi Sturzo, la biblioteca circolante educativa dedicata al concittadino  Vincenzo Farina; poco dopo, sempre negli stessi ampi locali e sempre con fruizione gratuita, fonda l’altra biblioteca dedicata ad Alessandro Manzoni, di carattere storico-letterario.

Gli acquisti di libri, manoscritti e a stampa, di documenti pertinenti Sciacca sono effettuati “per ogni dove e con ogni mezzo”, destando l’ammirazione di Ignazio Scaturro, del termalista Enrico Ghezzi e dello storico Lynn Tonwsed Withe; di altri capaci di comprendere la potata del suo lavoro.

Il 1923. E’ l’anno in cui si comincia a pensare di dotare Sciacca di una vera biblioteca. Tutto riparte negli anni 1929-’32, quando, superate vicende complesse, il Comune, viene obbligato dalla legislazione nazionale, nonché dalle Soprintendenze Bibliografiche di nuova istituzione, a chiamare il Cassar, che per otto anni ha operato a titolo gratuito, a dirigere l’Istituzione.

Ora il monsignore si muove su due fronti: dotare i locali di scaffalature, registrare e catalogare i libri trasferiti; a tal fine recupera da ex conventi, facendole istallare e restaurare in grandi sale, due scaffalature monumentali lignee, ottenendo di realizzarne una nuova nella sala terza ospitante anche la direzione.

Nel secondo fronte attiva l’integrale selezione libraria, che conduce al recupero di preziosi manoscritti – “Libro Rosso” e “Libro Verde” su tutti – 18 incunaboli ed opere rare e di pregio di varia natura.

Un terzo settore coincide con la possibile salvezza di opere d’arte letteralmente abbandonate. Fra queste il monumentale seicentesco ciclo pittorico “dell’Annunziata” del ‘600 , con cornici lignee barocche zecchinate, giacente alla rinfusa e danneggiato in un magazzino magazzino della nettezza urbana.

Parecchi anni dopo – 1974 – i subentrati Gaspare Falautano e Francesco Cassar, allestendovi il concorso fotografico “Sciacca da salvare”, insieme al Circolo Universitario presieduto da Michele Carlino, esporranno il prezioso ciclo pittorico, con la simpatica e ironica dicitura “Era ben custodito nel magazzino della nettezza urbana”. Esporranno dell’altro. Il “Ciclo” sarà poi restaurato, tranne cinque quadri che ancora oggi attendono.

Durante la guerra e dopo l’istituzione aveva subito notevoli danni, anche a causa della coabitazione di alcuni uffici comunali e di scolaresche.

Trascorsa la bufera, nel 1947 mons. Cassar ottiene in via straordinaria dal prefetto di Agrigento un sussidio bastevole a dotare tutte le scaffalature di sportelli lignei muniti di reti metalliche.

Un particolare: dai primi anni ‘30 il sacerdote aveva sempre lavorato senza il minimo aiuto, che gli viene concesso saltuariamente solo nel 1950. Anni dopo l’aiuto si fa stabile. Ritrovata una qualche operatività, l’ecclesiastico-direttore restituisce vita all’istituzione, sua creatura dal 1932, anno della donazione dell’intero suo patrimonio librario, definito “magnifico” dalla Soprintendenza Bibliografica. Ciò propizia successivi doni da parte del barone Giuseppe de Stefani, delle eredi del cav. Francesco Scaglione, dell’altra del cav. Alfredo Scaglione, ancora cespiti documentali a rischio di dispersione.

E’ da dire che negli anni iniziali, e sino al 1955, la biblioteca ha fruito di risicati finanziamenti per l’acquisto di nuove opere.

Il 1955. E’ l’anno durante il quale l’istituto culturale, riceve la sua consacrazione, sempre per la caparbietà del sacerdote. Infatti la “Mostra storico-bibliografica di Sciacca” – rimarrà irrepetibile – per i cui studi ha contribuito di tasca propria, induce il conferimento di ambienti adiacenti, divenuti comunicanti, finalmente dotati di pertinenze indipendenti. Nel mentre i locali fruiscono di nuova illuminazione elettrica e pavimentazione, nonché della donazione su fondi regionali di un primo lotto di scaffalature metalliche.

L’evento rende noto l’ammontare del patrimonio librario, 15.506 opere tra manoscrittti, 150 edizioni cinquecentine, nuove accessioni. Le ulteriori accessioni, registrano livelli modesti, tranne la famosa statuetta bronzea di fattura fenicia Melquart.

Tra gli anni ’50 e ’60 la Biblioteca ospita interessanti mostre d’arte. Andato in pensione il direttore-mecenate, subentrano Gaspare Falautano e Francesco Casssar. Sono anni di rinnovata lena che vedono, sulla base di finanziamenti pubblici, l’organizzazione di convegni e mostre d’arte, l’istallazione di un rinnovato impianto elettrico (anche di sicurezza) nelle 5 sale, attrezzature antincendio, impianto fisso di scaffalature metalliche nelle dette due nuove sale, la messa in sicurezza delle scaffalature tradizionali.

Tali dotazioni comprendono un armadio corazzato a prova d’incendio per la custodia delle opere di pregio, ma anche un’ulteriore scaffalatura metallica nella sala d’ingresso al posto di una vecchia scaffalatura lignea, che nell’elevazione superiore a fine anni ’80 ospiterà la donazione libraria del dott. Alberto Scaturro; registrata ma in attesa di catalogazione.

Le nuove infrastrutture custodiscono opere di nuovo acquisto, anche la Sezione Ragazzi “Michele Vitale”; nello stesso tempo è incamerato il notevole dono librario da parte delle signorine Giuseppina e Maria Letizia Scaglione; l’altro, pure notevole, della signora Luisa Scaglione vedova del cattedratico ginecologo Salvatore Scaglione.

Su tale scia, insieme agli aggiornamenti della già presente “Enciclopedia Treccani”, vengono acquistate la “Britannica”, la grande “Encyclopédie Diderot et d’Alembert”, altre enciclopedie, generali e di settore, quali la “Medica” e la “Giuridica”.

E’ pure il tempo in cui si provvede all’acquisto in Francia dei classici greci e latini (“Les belles lettres”) e di collane scientifiche; di altro secondo le varie esigenze. Ovviamente si continua il lavoro insieme a pubbliche attivazioni culturali.

Andati nel ’97 in pensione Falautano e Cassar, venuti meno nel frattempo i finanziamenti di legge per restrizioni a vari livelli, il personale poco potrà fare per incrementare e attualizzare l’Istituzione.

Mentre si attendono rinnovate strategie, nell’interlocuzione del nuovo responsabile Giovanni Tagliavia, ci si sta adoprando per ulteriori slanci. 

Archivio Notizie Corriere di Sciacca

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *