GIORGIO LOREFICE SI E’ COSTITUITO AL PAGLIARELLI. IERI SERA LA CONDANNA DEFINITIVA
Deve scontare il residuo della pena pari a 7 anni, 6 mesi e 29 giorni. Era stato ai domiciliari per 11 mesi
Giorgio Lorefice, il saccense condannato ieri con sentenza definitiva della Corte di Cassazione a 8 anni e 6 mesi di carcere per detenzione e porto abusivo di esplosivo, danneggiamento da incendio ed estorsione ai danni dell’ex ingegnere capo del Comune di Sciacca Giuseppe Di Giovanna, si è costituito poche ore fa. L’Ufficio Sezione esecuzioni penali della Procura Generale della Corte di Appello aveva già emesso l’ordinanza di carcerazione.
Lorefice deve scontare il residuo della pena pari a 7 anni, 6 mesi e 29 giorni. In precedenza era stato sottoposto agli arresti domiciliari per 11 mesi.
I fatti per cui Lorefice è stato condannato si riferiscono all’attentato incendiario ai danni dell’ingegnere Giuseppe Di Giovanna, il 29 maggio 2001, quando il professionista era ancora alla guida dell’ufficio tecnico del Comune di Sciacca. Le indagini hanno consentito di risalire al Ragusa e poi al Lorefice, grazie ad una perizia fonica che attribuirebbe la voce dell’anonimo rivendicatore dell’attentato a quelle di Ragusa, ad una serie di intercettazioni telefoniche ed ambientali ed anche a numerosi pedinamenti nei confronti degli indagati. Ad inchiodare Lorefice sono state le dichiarazioni rilasciate da Di Giovanna. L’ingegnere confermò quanto gli investigatori ipotizzavano già, e cioè di essere stato vittima di un’estorsione di 200 milioni del vecchio conio che avrebbe consegnato in contanti nelle mani di Giorgio Lorefice. I soldi secondo la deposizione di Di Giovanna, sarebbero stati consegnati alcuni mesi dopo l’esplosione di quell’ordigno davanti alla sua abitazione.
L’ingegnere disse che l’architetto Lorefice avrebbe dovuto consegnare quel denaro a persone della locale organizzazione mafiosa affinché non venisse più preso di mira. Di Giovanna ha aggiunto di avere ricevuto, presso la sua abitazione, dopo la consegna del denaro, la visita di Ragusa che escludeva ogni suo coinvolgimento nella vicenda.
Le indagini furono coordinate dal sostituto procuratore Salvatore Vella e condotte dalla PG della Procura di Sciacca, aliquota dei carabinieri guidata dal maresciallo Lorenzo Longo.