GIANFRANCO VECCHIO PRECISA LE SUE DICHIARAZIONI SPONTANEE RESE IERI AL COLLEGIO GIUDICANTE
In merito al nostro articolo pubblicato relativo alle dichiarazioni spontanee rese ieri dall’avvocato Gianfranco Vecchio al Collegio giudicante del Tribunale di Sciacca, nell’ambito del processo che lo vede imputato insieme ad altri cinque persone, riceviamo e pubblichiamo, nella consapevolezza – toccata con mano ieri in aula giudiziaria – della sofferenza dell’ex assessore Vecchio. Rispettiamo profondamente il senso di ansia che avvolge Vecchio e proprio per questo motivo riportiamo le sue dichiarazioni in modo integrale, come segnalatoci dallo stesso, per completezza.
Ill.mo direttore, non hai idea di quanto mi pesi inviarti questo messaggio, trattandosi di fatti che hanno una ricaduta sul piano personale e umano, di chi ti scrive, devastante, ma ritenendo che una eccessiva sintesi del tuo articolo possa indurre ad equivoche interpretazioni, ho deciso di farlo.
Se tu affermi che io abbia dichiarato che la RESPONSABILITA’ è dei tecnici, qualcuno potrebbe dedurne che io voglia scaricare tutto su di essi. Io ho detto altro e cioè:
” premesso che ritengo che l’atto non contenga alcun falso e che nessun abbia inteso commetterlo, io ho messo una mera firma di presa d’atto su un documento rispetto al quale non ho nessuna competenza. La consegna di un immobile è atto di gestione tipica, di competenza esclusiva del dirigente. Io, con la mia firma non ho, nè potevo attestare alcunchè e quindi non potevo certificare nessun falso; mi sono limitato a prendere atto che in quel momento si stava celebrando il rito della consegna dell’immobile, essendo inconsapevole ed estraneo al relativo procedimento amministrativo”.
Qualcosa di più ho detto a proposito della richiesta di arresto e cioè che “essa è stata richiesta per PERICOLO di reiterazione del reato quando non ero più ne assessore, nè consigliere comunale. Quindi non avrei potuto reiterare alcun reato di quel tipo (quale atto amministrativo avrei potuto compiere se con il comune non avevo più alcun rapporto?)”. Da ciò ho tratto una sorta di volontà, oltre che contraria al dettato normativo, eccessivamente forcaiola nei miei confronti e coerente con il canone del SONO TUTTI UGUALI. Come hai scritto tu, sembrerebbe quasi che io abbia reiterato il reato.
A proposito della costituzione di parte civile del comune non ho parlato di freddezza di chi ha sottoscritto l’atto, ma di assoluta mancanza di anche solo una parola di solidarietà, il chè lo ritengo ancora più grave. Affermando poi che tutto ciò mi faceva venire alla mente certe argomentazioni di Foucalt (filosofo francese che più di ogni altro ha analizzato le dinamiche del potere) sull’ipocrisia del potere.
E’ insopportabile essere sottoposti ad un processo penale, avendo l’intima e profonda convinzione della propria estraneità ad esso.
Con invito a pubblicare queste mie precisazioni.
Tanto dovevo, a me stesso, saluti.