“FU MANNINO AD AVVIARE LA TRATTATIVA STATO-MAFIA”

Ne sono convinti i pm della Procura di Palermo. Chiuse le indagini, 12 indagati, tra cui gli ex ministri Mancino e Conso. C’è anche Dell’Utri, oltre ai boss mafiosi Provenzano, Riina, Brusca e Cinà

Secondo la Procura di Palermo, fu l’ex ministro Calogero Mannino ad avviare le trattative con i vertici di Cosa Nostra, all’inizio del 1992. Mannino temeva di essere ucciso. La trattativa, secondo la Procura, poi fu condotta dai carabinieri del Ros, tramite l’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino.

Dopo il 1993, secondo la Procura, i boss mafiosi avrebbero avuto un altro referente politico: Marcello Dell’Utri. La trattativa tra Stato e Mafia ebbe il suo culmine nel 1994, secondo i magistrati inquirenti Antonio Ingroia, Nino DI Matteo, Lia Sava e Francesco Del Bene. Secondo il loro quadro investigativo, fu allora che i capimafia Leoluca Bagarella e Giovanni Brusca “prospettarono al capo del Governo, Silvio Berlusconi, per il tramite di Vittorio Mangano e Marcello Dell’Utri, una serie di richieste contenute nel “papello”, tra cui la revoca del 41 bis, il carcere duro. Sono 12 gli indagati.

La chiusura delle indagini è il preludio della richiesta di rinvio a giudizio. Ci sono i nomi dei boss Riina, Provenzano, Brusca e Cinà. Poi i rappresentanti delle Istituzioni e i politici: Antonio Subranni, Mario e Giuseppe Donno, in quel periodo l’anima dei Ros, Calogero Mannino, Marcello Dell’Utri (braccio destro di Berlusconi). Indagati anche gli ex ministri Giovanni Conso e Nicola Mancino. C’è anche l’ex capo del Dap, Adalberto Capriotti. Per la Procura, Conso e Capriotti mentirono. Questi ultimi due sono indagati per false dichiarazioni ai Pm.

Per gli altri il capo di imputazione è d i” aver agito  per turbare la regolare attività dei corpi politici dello Stato”.

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