Fondazione per Agrigento Capitale Italiana della Cultura, i revisori bocciano lo statuto. Micciché naviga sulla rotta del naufragio
AGRIGENTO- Se qualcuno non dà uno scossone al sindaco Francesco Micciché si rende correo della deriva verso cui è indirizzata la più grande occasione che Agrigento e il suo territorio ha ricevuto in dono. Ma le mani scivolose di un pericoloso e deleterio protagonismo, associato ad egoismo, del sindaco stanno tenendo saldo il timone verso la rotta del naufragio dell’opportunità unica che offre Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025.
L’ostinazione del sindaco a immaginarsi il dominus di un progetto che appartiene a tutto il territorio sta producendo solo evidenti danni. La Fondazione per Agrigento Capitale Italiana della Cultura continua ad essere un perfetto manuale della limitatezza e inadeguatezza di un sindaco rispetto ad un progetto di proporzioni titaniche che ha bisogno di una visione e di una armonia di intenti evitando stupidi e dannosi eccessi di egoismo e di protagonismo.
L’ultima rappresentazione plastica della rotta verso il naufragio ad opera del sindaco di Agrigento è la bocciatura da parte dei revisori dei conti dello Statuto della Fondazione.
Cinque mesi fatti trascorrere infruttuosamente in vista del traguardo dell’1 gennaio 2025. Severo il giudizio dell’ex sindaco e attuale consigliere comunale, Lillo Firetto. “Ora fa un po’ sorridere e al tempo stesso intristire l’affermazione del sindaco secondo cui il parere negativo dei revisori dei conti rappresenta una chiamata all’azione che non possiamo sottovalutare”.
Insomma, “ci hanno provato a fare i furbetti. E lo avevamo detto. Abbiano uno scatto di onestà e trasparenza e comincino a fare bene le cose per la città che ne ha urgente bisogno”, chiosa Firetto.
Il sindaco Miccichè, che abita su Marte (qualcuno lo vada a recuperare) si limita ad andare avanti: “Mi impegno personalmente a guidare il processo di riformulazione dello statuto – dice Miccichè – in modo che sia solido, chiaro e rispondente alle esigenze sia dei cittadini che dei revisori dei conti”.
E qui mi viene in mente la preoccupazione del padre rispetto al figlio col vizio del gioco a carte: “Non mi preoccupa il fatto che mio figlio perda, ma la sua ostinazione a voler recuperare”. Insomma, occhi bendati e ostinazione ad andare avanti, da parte del sindaco, su una rotta destinata ad affondare la nave.
Allarme lanciato anche dal Codacons: “Un altro campanello d’allarme, sia subito commissariata l’organizzazione del titolo di città italiana della cultura – spiega in una nota il responsabile del dipartimento Trasparenza Enti locali, Giuseppe Di Rosa. La Fondazione, che avrebbe il compito di coordinare e gestire le iniziative legate ad Agrigento Capitale della cultura, così come noi avevamo anticipato da tempo, ha subito il primo un duro colpo da parte degli organi che dovrebbero sancirne la costituzione, I revisori dei conti hanno espresso un parere negativo sullo statuto approvato in pompa magna dalla giunta comunale con in testa il sindaco. La Fondazione Agrigento 2025 ha un ruolo
cruciale nell’elevare il profilo culturale della nostra città durante il periodo di Capitale della Cultura”.
La politica agrigentina sta offrendo il peggio. A rallentare il percorso di realizzazione dello statuto è una “guerra” interna tra il sindaco e una
parte dei suoi alleati rispetto alle scelta del direttore generale. Lo statuto, così come esplicitamente voluto dal sindaco, di fatto blinda Roberto Albergoni, dell’associazione «MeNo», che ha redatto il dossier di candidatura, nel ruolo di direttore generale per tre anni. Solo dopo sarà nominato, a seguito di procedura comparativa e nel rispetto dei principi di trasparenza, pubblicità e imparzialità, dal Consiglio di amministrazione. Un ruolo, quello di direttore, che è ovviamente a titolo oneroso e il cui lavoro sarà ovviamente da svolgere in collaborazione con gli organi consultivi, cioè il presidente, il vicepresidente e i componenti del Consiglio di amministrazione.
Questo è il quadro il cui pittore è il sindaco di Agrigento. Ma c’è un particolare allarmante: il pittore sta stendendo pennellate con gli occhi bendati. Qualcuno lo fermi per l’amore di Agrigento e del territorio. Qualcuno sturi gli orecchi del sindaco affetti da una deleteria sordità e, quindi, incapacità di ascolto.
Filippo Cardinale