Favara, omicidio dentro il bar: ergastolo per l’ex suocero

L'ex presidente del consiglio comunale di Favara (Agrigento), Salvatore Lupo, è stato ucciso con due colpi di pistola mentre si trovava nei pressi di un bar di via IV Novembre, 15 agosto 2021. Lupo è imprenditore nel settore delle residenze per anziani. Sul posto si trovano i carabinieri che stanno ascoltando dei testimoni. ANSA/CONCETTA RIZZO

FAVARA-  “Fine pena mai” per il 66enne Giuseppe Barba accusato dell’omicidio del 45enne Salvatore Lupo. La sentenza dell’ergastolo è stata emessa dai giudici della Corte di assise di Agrigento, presieduta da Giuseppe Miceli, che hanno accolto le richiesta del pubblico ministero Paola Vetro.

Giuseppe Barba è accusato di avere ucciso l’ex genero Salvatore Lupo, 45 anni, a colpi di pistola in un bar a Ferragosto del 2021.

I sospetti su Barba sono sorti nell’immediato a causa dei contrasti economici legati alla separazione della vittima con la figlia.  Barba sarebbe stato tradito dalle immagini di un filmato delle telecamere di un impianto di videosorveglianza. Immagini che immortalavano la sua Fiat Panda mentre effettuava un tragitto nella direzione della via IV novembre, dove, nel bar, era stato commesso l’omicidio dell’imprenditore che gestiva una serie di comunità per disabili e operava nel settore dell’edilizia.

Lupo è stato freddato a colpi di pistola davanti all’ingresso della porta del bagno: il titolare (finito poi sotto inchiesta) ha negato di avere visto il killer in azione dicendo che, in quel momento, si era abbassato per riempire le vaschette di gelato che Lupo gli aveva chiesto.

Sull’auto sono state trovate tracce di polvere da sparo. Numerosi anche i testimoni che hanno confermato i contrasti fra i due che avevano pure litigato in pubblico. Il difensore, l’avvocato Salvatore Pennica, aveva sostenuto che vi fossero altre piste legate ai conflitti maturati in ambito lavorativi della vittima.

L’unico familiare a costituirsi parte civile, con l’assistenza dell’avvocato Daniela Posante, è stato il figlio che sarà risarcito dal nonno. La Corte ha confermato l’aggravante della premeditazione ed escluso quella dei futili motivi e ha disposto una provvisionale quantificata in 60mila euro, che dovrà pagargli subito come anticipo.