Favara nel caos dei rifiuti e nell’anticamera della zona rossa (fotogallery)

FAVARA. Ma Favara fa parte della Repubblica Italiana? E’ un interrogativo che si chiede il collega Franco Pullara, direttore della testata giornalistica SiciliaOnpress. Non è una domanda peregrina, ma è la realtà di una città stretta da due morse: contagi altissimi e prossimi, questione di ore, alla zona rossa, ma anche in preda a montagne di spazzatura che non veiene ritirata da 13 giorni.

Oggi, infatti, è il 13° giorno di astensione dal lavoro dei netturbini dipendenti dalle ditte che, riunite sotto forma di ATI, hanno in appalto il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani di Favara.

Uno sciopero “spontaneo” per non usare il termine “arbitrario”, anche se il sindaco Anna Alba ha usato l’aggettivo “abusivo”. Tredici giorni di astensione dal lavoro per chiedere il diritto costituzionale di avere corrisposto lo stipendio. Uno sciopero che si ripete almeno due, tre volte all’anno.

Il sindaco Anna Alba scrive in maniera decisa che: “Tale astensione sta comportando gravi problemi di natura igienico-sanitaria ed ambientale, disservizi a tutta la cittadinanza e all’immagine dell’amministrazione comunale”.   Se la situazione era grave e preoccupante il  1 aprile, ovvero dopo 4 giorni di sciopero, immaginiamo ora che siamo al 13 giorno di astensione.

Sempre il sindaco non esita ad evidenziare che “le responsabilità, come previsto dal Contratto, ricadono sull’ATI Iseda”.  Imprese che nella stessa nota sono avvisate “dell’avvio di procedimento in esecuzione dell’art. 17 dello stesso contratto. Per cui verrà applicata la decurtazione delle giornate non lavorate , nonché le sanzioni previste”.  E la sindaca va oltre: “Se  continua a non esservi la ripresa del si ricorrerà all’utilizzo dell’Ordinanza contingibile e urgente pur di far fronte alla grave situazione igienico sanitaria , il tutto in danno all’ATI Iseda”.

Ma aggiunge anche di voler applicare l’articolo 191, cioè una procedura straordinaria che porta a invitare un’altra ditta al ritiro della spazzatura.

Il sindaco Alba ha, nella nota dell’1 aprile, ha chiesto aiuto al Prefetto di Agrigento “per intervenire, per far si che gli operatori addetti al servizio di igiene ambientale riprendano a lavorare nel più breve tempo possibile”.

La gente subisce tutti i giorni la cocente umiliazione di vivere in una città fuori dalle regole della Repubblica Italiana. Non ci sono, quasi o del tutto, le tutele per le persone perbene che devono sopportare e solo sognare il vivere civile. Da due settimane tra i rifiuti per una astensione dal lavoro dei netturbini, quando non si hanno notizie di vertenze sindacali all’indirizzo dei datori di lavoro degli operatori ecologici, di procedimenti amministrativi dell’aziende che gestiscono il servizio di igiene ambientale contro l’amministrazione comunale che non paga, da anni, puntualmente le fatture e, nello stesso, nulla o poco si conosce sulle penalità applicate dal Comune contro le ditte per un servizio sicuramente di bassissima qualità. Ci sono 32mila persone in ostaggio, costrette a vivere, in periodo di Covid, in un immenso immondezzaio dentro le abitazioni e fuori nelle strade cittadine.

Nessuno denuncia il pericolo per la salute pubblica? Dove è lo Stato che non interviene a fronte di tanti attori istituzionali che non recitano la parte a loro spettante?  Favara, sul fronte dell’astensione dal lavoro dei netturbini, vive il secondo disagio nel giro di tre mesi, i lavoratori sono da anni pagati in ritardo e da anni il Comune non incassa la Tari. Tutto ciò è normale? Potrebbe accadere ad Agrigento ciò che accade a Favara?

E’ una città fantasma per lo Stato, lo è sempre stata, ne è una prova l’abusivismo edilizio nei decenni passati che ha risposto ad una sola regola: “mura e futtitinni”, con il risultato che gli immobili per eccessiva offerta non valgono nulla. E’ il trionfo della sopraffazione operata dagli incivili sulla inerme popolazione.

La disperazione è ad un punto tale che in molti intravedono come unica soluzione lasciare la città, molti giovani già lo fanno, mentre per chi resta la legalità è solo un sogno.

A tutto questo si aggiunge che la Regione deve versare nelle casse comunali parecchi milioni di euro. Sarebbe una boccata enorme di ossigeno che porrebbe il Comune nella possibilità di liquidare le fatture della ditta che ha l’appalto della raccolta dei rifiuti.

E Favara si trova ad avere, in data 8 aprile, 168 attuali contagiati. Ha un indice di 244, prossima a quella di 250 su 100.000 abitanti, e che fa decretare automaticamente la zona rossa.

A Favara c’è un grosso paradosso. La Regione non versa soldi al Comune, il Comune non versa soldi alla ditta incaricata della raccolta dei rifiuti, la ditta non paga io lavoratori, i lavoratori si astengono dal lavoro, i cittadini, gran parte, non paga le bollette. Risolvere il rebus è impresa ardua e Favara vive nell’esplosione dei contagi e in montagne di rifiuti in ogni dove della città

Filippo Cardinale