False assunzioni alle Poste, chiuse le indagini. Il processo a settembre. Una truffa che sfiora i 400mila euro
RIBERA. Una truffa dalle proporzioni ancora più vaste di quelle finora riportate. Una cifra che si aggira attorno a 400.000 euro frutto di una associazione dedita alla truffa promettendo false assunzioni alle Poste. Promesse di assunzioni dietro pagamenti di grosse somme.
L’indagine condotta dalla Procura di Sciacca, coordinata dal magistrato inquirente Michele Marrone (nella foto), ha scoperchiato una pentola contenete denaro estorto in cambio di promesse lavorative che erano solo castelli di sabbia.
La data fissata per la prima udienza del processo (giudizio immediato) è il 22 settembre prossimo. Sono coinvolti Alfonso Caruana, di 44 anni, di Ribera; Sylvia Adamczyk, di 47, polacca; Antonina Campisciano, di 44, di Ribera; Pasqualina Serpico, di 49, di Castelvetrano. Le indagini sono state chiuse e adesso si passa alla fase processuale.
L’impianto accusatorio poggia sulle ipotesi di reato per associazione a delinquere e truffa. Caruana e Adamczyk sono destinatari di misure cautelari ai domiciliari, la Campisciano è tornata in libertà. Il gip, Antonino Cucinella, ha disposto la revoca della misura cautelare su richiesta degli avvocati Giovanni Vaccaro e Giovanni Vassallo e con la Procura che si era pronunciata favorevolmente.
Secondo la magistratura inquirente, il dominus sarebbe Alfonso Caruana. Le indagini sono state sviluppate dalle sezioni di polizia giudiziaria dei carabinieri, della polizia di Stato e della guardia di finanza.
La 49enne Pasqualina Serpico avrebbe svolto il ruolo di “assistenza”, nella sede dell’ufficio in cui presta servizio, alla compilazione delle domande di assunzione. Una gran quantità di documenti che dà l’idea di un disegno criminoso di ampio spettro.
Filippo Cardinale