Ex presidente Cda Aica: “Mandato via perchè difendevo separazione tra proprietà e gestione”
Ecco i passaggi delle dichiarazioni che l’ex presidente del consiglio di amministrazione di Aica, Gerardino Castaldi, ha rilasciato al giornale LA SICILIA e riguardanti le sue considerazioni sui passaggi che hanno condotto alla revoca del suo mandato.
Ricordiamo che l’assemblea dei sindaci ha votato a maggioranza dei presenti (16 voti) la rimozione di Castaldi, evidenziando nell’atto che i motivi sono da individuare nella “continua litigiosità del cda – si legge nella mozione esitata richiamando la norma 4 dell’articolo 17 dello statuto – con conseguente stallo nella regolare gestione societaria, e che il presidente Castaldi non è stato in grado di mantenere la collegialità).
Il manager bolognese, sentito da Giuseppe Recca, ha contestato la revoca del suo mandato con queste riflessioni: “Intanto – dice – considero assolutamente errate e illegittime la revoca del sottoscritto e la conseguente nomina del commissario straordinario, procederò pertanto per la tutela dei miei diritti. Il mio legale sta valutando la strategia da intraprendere”.
Riferendosi a ciò che fino ad oggi è emerso dalle dichiarazioni dei protagonisti, ma anche dal verbale della seduta che ha determinato la revoca, dice poi la sua di versione: “Io poco incline al feeling con sindaci e altri componenti cda ? Non è proprio così – dice Castaldi – semplicemente dobbiamo tutti rispettare le norme e lo statuto. Infatti in questi primi 18 mesi di Aica, nonostante la mediazione, la persuasione e diversi compromessi, ho dovuto segnalare per ben nove volte comportamenti anomali da parte dei due ex consiglieri e per due volte “invasioni” di campo da parte del presidente dell’assemblea, (Alfonso Provvidenza ndr). La terza, già pronta, non ho fatto in tempo a trasmetterla. La separazione tra proprietà e gestione sancita dalle norme e dallo statuto – aggiunge – deve essere netta soprattutto in un’azienda speciale consortile dove i proprietari sono i Comuni rappresentati da sindaci. Gli atti di indirizzo dell’assemblea devono essere davvero tali, non atti gestionali, altrimenti si corre il rischio di fare prendere ad Aica decisioni gestionali/operative dannose, come purtroppo è accaduto e continua ad accadere”.
L’ex presidente individua dunque il problema nelle difficoltà dei sindaci di capire quali sono ruoli e compiti di proprietà e gestione: “E’ questo è il peccato originario – continua – non comprendere situazioni necessarie per trovare la giusta posizione, il giusto equilibrio tra proprietà e gestione.
Io sono stato rimosso – conclude – semplicemente perché ho cercato di delimitare questo confine, difendendo quindi le prerogative di competenza del cda senza purtroppo trovare, nei momenti cruciali, il sostegno dei due ex colleghi in quanto uno troppo propenso all’eccessivo formalismo, l’altra invece evidentemente troppo condiscendente nei confronti dei sindaci”.