EMERGENZA RANDAGI, OCCORRE TROVARE SUBITO LA SOLUZIONE. E L’ASP NON PUO’ FARE DA “BUROCRATE”
L’emergenza cani randagi continua a esistere. E dopo il gravissimo gesto che ha visto protagonista una mano criminale che ha avvelenato 27 cani, la città è maledettamente alla ribalta nazionale e additata in malo modo. Un pessimo biglietto da visita che con molta difficoltà e molto tempo ci scolleremo dalle spalle.
Ma detto ciò, è necessario mettere in campo soluzioni immediate. Necessita urgentemente un cambio di passo, una svolta. Nè , possiamo dipendere da altre strutture pubbliche, come l’Asp, perchè sappiamo benissimo come (mal) funzionano. Ma soprattutto i tempi biblici di percorrenza.
Ancora oggi, si ha forte la sensazione di immobilismo da parte delle Istituzioni, Regione, Comune e Asp, che si trincerano dietro normative vigenti, attribuendo tutte le responsabilità solo al Comune, a cui spettano, in verità le maggiori competenze. Comuni che sono lasciati soli e senza mezzi finanziari per affrontare le emergenze.
Noi viviamo una grave emergenza sul tema del randagismo nei confronti della quale non si prendono le misure necessarie poiché le norme vigenti, nella realtà, trasformano l’emergenza in una routine.
La normativa legge 281/91, che detta le linee guida, fa della nostra situazione una vera e propria emergenza sanitaria in cui l’incuria, la disattenzione e la non applicazione della stessa legge hanno fatto deragliare l’obiettivo e determinato lo stato in cui ci siamo drammaticamente impantanati.
Cosa prevede quindi la legge in una situazione di emergenza ? Un aiuto proviene dalla legge Gatti e Busotti e in particolare l’articolo 50 comma 5 della stessa legge. Basta leggerlo per comprendere qual è il ruolo di un Sindaco, di un capo famiglia che si trova a dover gestire un’ emergenza .
E se un capo famiglia si accorge che i propri figli non ascoltano le sue direttive, interviene, non sta a guardare che l’economia, il benessere di una famiglia rischia di venir meno e rischia di essere disatteso. Chi meglio del nostro sindaco può averne le competenze. La famiglia citata, ovviamente, non è solo la giunta ma anche l’Asp in quanto massima autorità sanitaria.
L’associazione animalista di volontari, l’Anta, la cui sezione locale è guidata da Anna Maria Friscia, propone, in attesa di un rifugio comunale che non può nascere dall’oggi al domani, di realizzare delle oasi canine in alcune aree verdi della città per inserire i cani sterilizzati o da sterilizzare. Aree di transito gestite da volontari e quindi aree dove anche il cittadino viene responsabilizzato e coinvolto. Aree dove poter gestire i cani che sono all’interno dei canili.
A proposito, l’Asp dice che sono parecchi i randagi pronti a essere reimmessi in libertà. Troppo numerosi per pensare di poterli inserire tutti sul territorio.
L’Amministrazione comunale si adoperi in tal senso e coinvolga con determinazione l’Asp. Ma prenda in mano il problema e inizi a lavorare, a cominciare proprio da quei volontari di Sciacca che fino a questo momento sono stati gli unici a tamponare la situazione in uno scenario preoccupante dove l’impotenza la fa da padrone.
Filippo Cardinale