EMERGENZA CORONAVIRUS: POLIZIA MUNICIPALE IN TRINCEA MA CON DIRITTI CONTRATTUALI IN SOFFITTA
L’emergenza coronavirus ha fatto emerge aspetti della vita che, nella normalità, trascuriamo. Abbiamo cambiato modo di vivere, siamo stati isolati e obbligati a uscire solo per lo stretto necessario, abbiamo viste ristrette le nostre libertà garantite dalla Costituzione. Abbiamo anche visto le forze dell’ordine impegnati a far rispettare le prescrizioni previste dai vari DPCM. Un lavoro senza sosta.
Siamo abituati a vedere posti di blocchi che normalmente vengono effettuati dalla Polizia di Stato, dai Carabinieri, dalla Guardia di Finanza. L’emergenza coronavirus ci ha offerto un’altra visione della Polizia Municipale, certamente non quella che più entra nell’immaginario collettivo: l’elevazione di multe per divieto di sosta o per sosta selvaggia. Da due mesi, invece, vediamo uno spiegamento di forze da parte della Polizia Municipale senza precedenti. Hanno assunto un ruolo essenziale nei controlli mirati a preservare la nostra salute.
La Polizia Municipale ha svolto, e continua a svolgere, un ruolo predominante e testimonia la presenza dell’Istituzione cittadina sul territorio e a fianco nella battaglia contro il terribile virus. Eppure, quando la stessa Polizia Municipale deve avere riconosciuto un diritto, cala il sipario come in teatro. Oppure, si alza un muro di gomma che fa rimbalzare all’indietro anche le richieste legittime e frutto di accordi stipulati nei contratti di lavoro.
L’ultimo contratto collettivo nazionale di lavoro, firmato il 21 maggio del 2018, all’articolo 56-quinques, prevede “l’indennità di servizio estreno”. Così recita: “Al personale che, in via continuativa, rende la prestazione ordinaria giornaliera in servizi esterni di vigilanza, compete un’indennità giornaliera, il cui importo è determinato entro i seguenti valori minimi e massimi giornalieri: euro 1- euro 10”. Tale indennità, “è commisurata alle giornate di effettivo svolgimento del servizio esterno e compensa interamente i rischi e disagi connessi all’espletamento dello stesso in ambiti esterni”.
Tale indennità non è stata prevista dal Contratto Decentrato Integrativo, siglato a fine dicembre 2019, che tra l’altro prevede istituti previsti dai vecchi CCNL. In buona sostanza, c’è il paradosso che il lavoro esterno di un agente di Polizia Municipale per il Comune di Sciacca pesa quanto quello di un dipendente che svolge il proprio lavoro in smart working, ovvero con ero rischi.
Dunque, il contratto collettiva nazionale di lavoro risale al maggio di due anni fa, ma ancora il Comune di Sciacca non ha reso concreti i passaggi per l’attuazione. Uno di questi è la contrattazione interna al cui tavolo siedono amministrazione, dirigenti, rappresentanze sindacali. Perché si perde cotanto tempo a riconoscere un diritto? Chiudere questa vicenda sarebbe un gesto di riconoscimento per la preziosa presenza sul territorio in occasione del lungo e rischioso periodo emergenziale che stiamo vivendo.
Filippo Cardinale