ELEZIONI: SCIACCA NON E’ DIVERSA DA PALERMO. IL MAL DI PANCIA DELLA GENTE E’ UN DATO NAZIONALE
Editoriale di Filippo Cardinale
Chi pensa che il quadro politico di Palermo sia diverso da quello di Sciacca sbaglia. E rincresce che a pensare la diversità tra Sciacca e Palermo sia un giovane che riveste una carica di partito tanto autorevole. Ciò dimostra che nel pensiero politico tradizionale saccense prevale ancora una logica datata, superata, che esclude anziché includere.
Mentre a Roma e a Palermo, includendo la Regione, il Pd e il partito di Angelino Alfano vanno a braccetto, a Sciacca l’intesa non è praticabile. C’è una logica in tutto questo? No. La verità è che fatti e risentimenti personali prevalgono sulla necessità di un dialogo più esteso che metta da parte ciò che è stato per essere innestato su ciò che può essere.
A Sciacca, le occasioni di dialogo tra il Pd e l’Ncd non sono mancate. Semmai, sono state sprecate. A metà consiliatura c’è stata un’apertura da parte del Pd e di Sciacca Democratica, e anche dall’allora Mpa. Messaggio che si è infranto contro un muro di gomma. Stavolta per colpa della maggioranza. Già lo scorso novembre, in una convention, Sciacca Democratica, per bocca di Nuccio Cusumano, lanciava un ulteriore messaggio. Lanciava un’occasione di dialogo fondato sul civismo e che andasse oltre i rigidi steccati dei partiti tradizionali. Anche questo messaggio è svanito nel nulla.
Recentemente, a tempo scaduto, il referente politico di Alleanza Popolare (Ex Ncd), il senatore Giuseppe Marinello, si è reso conto dell’anomalia della situazione politica saccense. Anomalia che vede separati a Sciacca ciò che, invece, è unito a Palermo, a Roma. La logica del vedere non oltre il proprio naso si aggrava ancora di più se si considera la sostanziale novità del quadro politico saccense con l’onda che avanza sotto la forma di rabbia e malessere.
E’ difficile misurare adesso il valore della rabbia. L’elettore non è controllabile e mentre col sorriso invita la politica tradizionale ad andare avanti, col cuore aspetta il giorno delle votazioni per scrivere un bel vaffa col voto di protesta. La politica tradizionale usa ancora il vecchio abaco e fa i conti con elementi che non sono più valutabili. Gli stessi sondaggisti cozzano contro il muro e fanno magre figure per la semplice ragione che l’elettorato non è più stabile come un tempo.
Qualcuno insiste ancora a dire che Sciacca è diversa da Palermo (dove Alfano appoggia Orlando). Il 12 giugno sarà la prova per verificare se un’intera classe dirigente locale, di ampio ventaglio, ha ancora i presupposti per continuare a fare politica.