Elezioni regionali: la grande vergogna. Dopo 20 giorni mancano ancora all’appello 48 sezioni da scrutinare

SICILIA- Sono trascorsi quasi venti giorni da quel 26 settembre quando, dalle ore 14, cominciò lo spoglio delle schede elettorali per il rinnovo dell’Assemblea regionale siciliana. Mancano ancora all’appello 48 sezioni da scrutinare, il grosso è concentrato a Siracusa, dove in 42 sezioni si sono registrati errori nella compilazione dei verbali. In assenza del verdetto di questi seggi elettorali, la nuova Assemblea regionale siciliana non si può insediare.

Qualche giorno fa la verifica dei dati elettorali nel Messinese ha riservato un’amara sorpresa al figlio dell’ex sindaco del capoluogo dello Stretto, Luigi Genovese, rimasto fuori dall’Ars per appena 30 voti di lista in meno rispetto all’avversario della Lega.

Anche a Catania il riconteggio potrebbe riservare sorprese: lo scarto tra la lista del Pd e quella degli Autonomisti è di appena 358 voti: se dalla nuova conta dovesse risultare un esito differente, l’autonomista Alessandro Porto potrebbe avere la meglio sul dem Giovanni Burtone, conquistando uno scranno in consiglio regionale.
A Siracusa, appunto, il dato più paradossale: con 42 sezioni da scrutinare più una a Lentini – nella stessa provincia – sono ancora in ballo almeno un paio di seggi. L’ultima comunicazione da parte della Regione risale al 28 settembre scorso, poi nulla. Ancora oggi gli uffici regionali non hanno ricevuto notizie ufficiali dalla Corte d’Appello.

Sostanzialmente il problema riguarda quei seggi i cui presidenti non hanno concluso lo scrutinio o hanno compilato male i verbali. Così quei plichi sono finiti prima nei Comuni e poi in Prefettura a Siracusa. Adesso i fascicoli sono passati alla commissione circoscrizionale del tribunale di competenza che sta nuovamente contando i voti, coinvolgendo chiaramente i rappresentanti di lista per garantire la trasparenza delle operazioni.

Proprio Siracusa nel 2018 era stata protagonista di un pasticcio, quando il ballottaggio tra i due candidati sindaco Paolo Ezechia Reale e Francesco Italia sfociò in un’odissea di ricorsi al Tar per il riconteggio delle schede. Era successo anche nel 2014, quando a seguito di un ricorso il Tribunale addirittura ordinò di ripetere le operazioni di voto per le Regionali celebrate due anni prima in alcune sezioni dei comuni di Rosolini e Pachino: l’esito di quel mini-voto nei due centri fece scattare il seggio all’autonomista Pippo Gennuso, facendo invece perdere lo scranno al centrista Pippo Gianni.