Elezioni Provincia: il grande sconfitto è l’elettore privato del diritto del voto. La lista Pd-M5S guadagna un solo seggio, gli altri 11 sono del centrodestra

L’elezione del presidente dell’ex Provincia e dei 12 consiglieri si è svolta domenica scorsa. Una elezione che ha visto mortificato il diritto di espressione del cittadino
AGRIGENTO- La libertad es un bien comùn y cuando no partecipen todos de ella, no seràn libres los que se creen tales (La libertà è un bene comune, e se di essa non godono più tutti, non saranno liberi neppure coloro che si reputano tali), M. De Unamuno (scrittore spagnolo, 1864-1936). Il pensiero dello scrittore aderisce perfettamente alla farsa consumata con l’elezione di secondo livello per la scelta dei presidenti e consiglieri delle ex province. Una farsa consumata domenica scorsa che, nel contempo, pone sull’altare del sacrifico il diritto garantito della espressione popolare attraverso il voto. Le elezioni di secondo grado sono state riservate solamente ai sindaci e ai consiglieri comunali. Il popolo, questa volta, ha perso la sovranità, la libertà di farsi rappresentare secondo libera espressione. Una votazione cosa loro, dove ogni elettore-amministratore ubbidisce solo ai deputati di riferimento. La lotta è stata tra due candidati di area centrodestra. Il Pd e il M5S non sono scesi in campo col loro simbolo. Anzi, hanno composto una lista “civica” con un candidato in meno rispetto ai 12 previsti. E pensare che la lista è stata formata da due deputati regionali, il saccense Michele Catanzaro (capogruppo Pd all’Ars e il licatese Angelo Cambiano (M5S). La lista è riuscita a far scattare solo 1 seggio, beneficiario il saccense Giuseppe Ambrogio. Una promessa elettiva che il deputato saccense Michele Catanzaro ha onorato. Hanno contribuito a mettere in piedi l’alleanza quadrupla Forza Italia, Mpa, Pd e M5S, che ha permesso la vittoria di Pendolino. In buona sostanza, l’acqua santa e il diavolo. Così la gente si allontana sempre più dalla politica. Inutile scomodare Freud per motivare tale distanza sempre più ampia. E tutti festeggiano: esaltazioni che non abbiamo pubblicato per non essere contagiati. Narrazione scritta tra di loro, dimenticando che il popolo è stato tenuto fuori dal campo di battaglia.
I RISULTATI ELETTORALI sono eloquenti. Su 12 seggi dell’aula Giglia, 11 sono del centrodestra che si è diviso un due tronconi. Uno alla lista civica Pd-M5S. Anche Schifani esulta del risultato. Chissà se esulta quando in aula gli piovono improperi dall’opposizione che lo etichetta di fallimento del suo governare. In politica la faccia assume due lati. A volte, una parte assume le sembianze della parte retro del baricentro del nostro corpo. L’altra parte del centro destra è sceso in campo con DC, FdI, Noi Moderati, Lega Salvini. Ha vinto il candidato Giuseppe Pendolino (Forza Italia, Mpa, Pd e M5S) con 295 voti contro Stefano Castellino (DC, FdI, Noi Moderati, Lega Salvini) 256 voti. Differenza 39 voti. Siccome l’elezione avviene con il voto ponderato, ogni sindaco e ogni consigliere comunale, in base alla popolazione del proprio comune, vede moltiplicata la cifra ottenuta per un coefficiente che dovrebbe rappresentare il numero degli abitanti. Dunque, il voto ponderato assegna 50.743 voti a Pendolino e 44.512 a Castellino. La differenza “ponderata” è, dunque, di 6.231 voti. In buona sostanza, in termini elementari, il centrodestra unito avrebbe riportato un risultato bulgaro, sfiorando il 90%.
LA SUDDIVISIONE DEI SEGGI. Forza Azzurri (Forza Italia) ha ottenuto 3 seggi, DC 3 seggi, Fratelli d’Italia 2 seggi, Uniti per Agrigento (Mpa) 3 seggi, Insieme per la Provincia di Agrigento (Pd e M5S) 1 seggio. L’aula Giglia è per il 91.66% centrodestra. Pd e M5S in provincia sono rarità.