Elezioni Provincia: al voto solo un club di 584 votanti. Le liste con i candidati

Il papocchio legislativo per l’elezione del presidente e dei consiglieri dell’ex provincia ha escluso la volontà popolare dal voto. Alle urne vanno solo sindaci e consiglieri comunali
AGRIGENTO- Il papocchio delle ex province ha un proprio inizio inconfondibile a mano del disastroso ex presidente della Regione, Rosario Crocetta, targato Pd. Poi il papocchio continua fino a far compiere un viaggio a ritroso nel tempo, quando a votare era solo l’aristocrazia, la nobiltà. Di fatto, i cittadini sono stati esclusi dall’elemento basilare di una democrazia: il voto universale. I cittadini non andranno alle urne, dove si recheranno solo in 584. Hanno diritto al voto solo i sindaci e i consiglieri comunali. L’ex provincia è diventata una cosa loro. E così la politica si allontana sempre più dalla gente. Inutile ricercare le ragioni quando esse risiedono proprio nei papocchi partoriti dalla politica. E per solo 584 votanti, le urne saranno aperte dalle 8 di stamattina fino alle 22 di stasera. Poi i seggi chiuderanno per riaprire per lo spoglio domani. Che gran fatica con 584 votanti! Papocchio chiama papocchio e così a contendersi la poltrona di presidente dell’ex Provincia sono due candidati di estrazione centrodestra, Stefano Castellino e Giuseppe Pendolino. Stefano Castellino è sostenuto dalle liste di Fratelli d’Italia, Dc e Lega, e l’apporto anche di Udc e Noi moderati, mentre Giuseppe Pendolino è sostenuto da Mpa, Forza Italia, Partito democratico e Movimento 5 stelle.
I due segnano anche la spaccatura del centrodestra, Ma non solo. Segna anche un altro papocchio. L’intesa tra partiti che si gettano merda tra di loro e sul presidente della Regione siciliana, Renato Schifani, forzista. Già, perchè Forza Italia e Mpa hanno stretto alleanza con il Pd e M5S, partiti questi due ultimi che quotidianamente imputano Schifani di fallimento governativo. E poi ci si chiede il perchè la gente si allontana dalla politica. La risposta è una sola: non è più credibile. Il voto, come ormai è noto, riguarderà solo sindaci e consiglieri comunali e i loro voto avrà un peso a seconda della popolazione dei rispettivi comuni, i quali sono stati divisi in fasce. Le preferenze saranno calcolate in base a un coefficiente che nei fatti premia maggiormente i centri più grandi. Sono cinque le fasce dei comuni.
FASCIA A: comuni fino ai 3mila abitanti, Alessandria della Rocca, Burgio, Calamonaci, Camastra, Castrofilippo, Comitini, Joppolo Giancaxio, Lucca Sicula, Montallegro, Montevago, San Biagio Platani, Sant’Angelo Muxaro, Santa Elisabetta, Villafranca Sicula.
Fascia B: comuni fino a 5mila abitanti, Bivona, Caltabellotta, Cattolica Eraclea, Cianciana, Santo Stefano di Quisquina, Siculiana.
Fascia C: comuni fino a 10mila abitanti, Aragona, Cammarata, Campobello di Licata, Casteltermini, Grotte, Lampedusa e Linosa, Naro, Racalmuto, Santa Margherita di Belice (vota solo il sindaco perchè il Consiglio comunale è stato sciolto), Sambuca di Sicilia, San Giovanni Gemini.
Fascia D: comuni fino a 30mila abitanti: Menfi, Palma di Montechiaro, Porto Empedocle, Raffadali, Ravanusa, Ribera.
Fascia E: comuni fino a 100mila abitanti, Agrigento, Canicattì, Favara, Licata, Sciacca.
Sarebbe bastata, in linea solo teorica , un’alleanza trasversale tra le ultime due fasce per decidere in modo abbastanza semplice il nuovo presidente, ma le note fratture interne al centrodestra hanno portato ad un quadro politico ben più complesso e frastagliato. Non v’è dubbio che il risultato elettorale farà smuovere il barometro, la cui lancetta segnerà verso il maltempo nel centrodestra.
