ELEZIONI COMUNALI, UN’ALTRA STORIA RISPETTO AL 2009 E 2012
Di Filippo Cardinale. La velocità della politica spesso è simile a quella della tartaruga. Lenta, lentissima. Un passo talmente ridotto che dà la sensazione che il tempo non passi mai, che scorra con una lentezza snervante. Eppure, oggi non sembra più così. Il passo lento della tartaruga è travolto e stravolto dalla realtà. Una realtà politica che muta di continuo, alla ricerca di un’ancora che stenta a trovare. Una realtà dell’elettorato che, invece, viaggia ad una velocità opposta a quella dei partiti. Una velocità che consente il flusso continuo del consenso elettorale. Una “mobilità” che mette tutti in tilt,a cominciare dai sondaggisti. Non a caso i sondaggi venivano azzeccati quando il clima elettorale era più stabile, più stantio. Oggi non è più così, tanto è vero che i sondaggi vengono puntualmente capovolti. L’ultimo riguarda il referendum scorso.
Ma lasciamo stare gli ambiti nazionali e atterriamo nella nostra Sciacca. Oggi è difficile misurare la reale temperatura dell’elettorato. Le due ultime elezioni amministrative, quella del 2009 e del 2012 (la prima interrotta traumaticamente con le dimissioni del sindaco Vito Bono, la seconda si è caratterizzata per la non ricandidatura del sindaco in carica), sembrano storia recente ma portano appresso uno spaccato marcato, uno spartiacque significativo. Se nel 2009 e nel 2012 il quadro politico, almeno dal punto di vista elettorale, è stato sostanzialmente stabile, oggi è difficile davvero immaginare che esso possa riverberarsi anche a giugno. Nonostante ciò, sono diversi i politici che usano ancora la bilanDi cia elettorale come se nulla fosse cambiato.
Ma i conti che fanno i politici navigati sono con l’oste o senza oste? L’oste, stavolta, non è lo spostamento da un fronte all’altro di una lista. Come è avvenuto nel 2009 e nel 2012, episodio che segnò la differenza di valore tra i due maggiori poli tradizionali, quello del centrodestra e del centrosinistra. Oggi c’è un’incognita talmente poderosa che è difficile darle un valore che possa avvicinarsi il più possibile alla realtà. Anche nel 2012 alla competizione elettorale partecipò la lista dei grillini, la quale si fermò a 1.067 voti. Pochi voti nonostante il comizio di Beppe Grillo riempì piazza Scandaliato. I pentastellati non riuscirono a raggiungere il quorum e non scattò neanche un seggio. Ma appunto, questa è roba ormai datata e il quadro complessivo ha subito, certamente, variazione.
Quanto è il valore reale del mal di pancia dell’elettore? Non quello da bar che poi si piega dinanzi alla richiesta del voto da parte dell’amico caro, del parente più o meno vicino, del compare, e via dicendo. Ma quello reale che poi si trasformerà in espressione di voto, non guardano parentele e amicizie.
Sostanzialmente, nelle due ultime elezioni, centrodestra e centrosinistra si sono distinti, alternativamente, per poche centinaia di voti. Nel 2009 vinse il centrosinistra con 11.688 voti, il centrodestra si fermò a 9.554 voti, ai quali però bisognerebbe aggiungere l’alleato Udc che partecipò da solo e totalizzò 1.459 voti. Se fate la somma, vi accorgete che il centrosinistra ebbe, appunto, 11.688 voti e il centrodestra incluso Udc arrivò a 11.013 voti. Nel 2009, il centrosinistra partecipò con 6 liste, mentre il centrodestra con 4 liste più l’Udc. Ma c’era anche la lista di Giuseppe Bono che gravitava nel centrodestra e prese 1.191 voti.
Nel 2012, il centrosinistra si misurò con 4 liste, oltre a quella dell’altro candidato a sindaco Guirreri, di Sel. Il centrodestra scese in campo con 6 liste (partecipò anche Cantiere Popolare). Nel 2009 le liste in tutto erano 14, nel 2012 13 liste.
A giugno saranno tra 13 e 16. I candidati saranno un po’ meno, poiché ogni lista al massimo avrà 24 candidati. Come del resto, l’aula consiliare avrà 6 consiglieri in meno rispetto a prima per effetto della nuova legge. La differenza tra le due elezioni fu impressa dall’allora gruppo che fa riferimento all’attuale segretario cittadino del Pd, Michele Catanzaro. Un gruppo che è in grado di spostare circa 2.000 voti che fanno la differenza e la conseguente vittoria. Nel 2012, ex Cantiere Popolare ebbe 2.107 voti ed era con lo schieramento che portò alla vittoria Fabrizio Di Paola. Ex Cantiere Popolare che a metà consiliatura spaccò con il centrodestra e affluì nel Pd, diventando, di fatto, l’area di riferimento renziana.
L’11 giugno prossimo, la realtà del quadro politico, e di conseguenza elettorale, giocoforza muterà. Se non altro per la fine del bipolarismo, rappresentato dai due schieramenti contrapposti centrosinistra-centrodestra. Non saranno a contendersi la poltrona di sindaco centrodestra e centrosinistra, ma ci sarà anche la lista e il candidato dei grillini, oltre alla lista e al candidato del movimento Mizzica, una forza, quest’ultima, composta da giovani che gravitavano nell’area della sinistra. La nuova legge elettorale rende il gioco ancora più difficile. Difficile lo è per gli schieramenti tradizionali, difficile è anche per i grillini. Mentre i poli tradizionali devono fare i conti con il malumore dell’elettorato, i grillini devono fare i conti con l’effetto trascinamento delle liste. Chi vota, infatti, per un candidato al Consiglio comunale riverbera direttamente il voto anche al candidato sindaco collegato alla lista o alle liste. Va da se che al primo turno, dal punto di vista delle probabilità, un numero maggiore di liste favorirebbe un risultato più ampio.
Ma per chiudere la partita al primo turno l’impresa non è facile. Infatti, è eletto al primo turno il candidato che ottiene almeno il 40% dei voti. Altrimenti si va al ballottaggio. Campo minatissimo poiché il secondo turno, che perde nel frattempo l’effetto trascinamento delle liste, vedrebbe favorito il candidato grillino.
Sia nel 2009 che nel 2012, a votare è andata una percentuale alta. Nel 2009 sono andati a votare 27.714 votanti su 35.268 elettori, pari al 78,66%. Nel 2012 si sono recati alle urne 27.200 votanti su 35671 elettori, pari al 76,25%. Se consideriamo una media tra le due votazioni, e se non c’è un calo sostanzioso di votanti (cosa difficile nelle amministrative), viene fuori la cifra di 27.470 votanti. Il 40%, cifra utile a vincere al primo turno, è di 10.988 voti. La cifra non sembra un tabù se si considera i risultati dei due poli tradizionali del 2009 e 2012, anche se nel 2012 c’era già il competitor grillino. Qui l’incognita grillina. Quanto peserà effettivamente? Un valore che, quasi certamente, renderà arduo raggiungere il quorum del 40%.
Ma stavolta la musica sembra diversa. E ciò che fa saltare i conti è la non capacità di cogliere fino a che livello si spinge il voto di rabbia.