Elezioni, a 41 giorni dal voto ancora eluse le vere tematiche della città
SCIACCA. EDITORIALE DI FILIPPO CARDINALE
Il tempo scorre velocemente, con ritmo lesto. Porta gli elettori alle urne, cosa che avverrà il 12 giugno, ossia tra 41 giorni. La corsa alla conquista della fascia tricolore, il ruolo istituzionale più importante della città, è a tre. Si immaginava una cifra maggiore, ma la sfida è rimasta tra un terzetto. Sfida che matematicamente non offre la possibilità del ballottaggio. Il tutto si gioca al primo turno, come una finale di Champion League.
Non è necessario il racconto dello stato di “salute” della nostra città. Ognuno di noi ha una propria lista, più o meno lunga. Ma consistente. Sono, per lo più, elementi che dovrebbero appartenere alla “ordinaria amministrazione”. Cioè il compito “facile” di ogni amministrazione, quel compito che dovrebbe essere svolto a occhi bendati, senza autoreferenze, senza “effetti speciali”. Ordinaria amministrazione che per una città descritta come vocata al turismo dovrebbe essere il pilastro su cui edificare. Ma così non è.
La vita politica della nostra città è intrisa di risentimenti, di veti incrociati. Elementi che si riflettono sullo sviluppo della medesima città. Uno sviluppo bloccato anche da una mancanza di “visione”, dall’assenza di una programmazione. Ma soprattutto dalla facilità con cui si perdono treni importanti. Treni che trascinano vagoni pieni di fondi derivanti dalle opportunità che la Comunità europea offre. Cogliere tali opportunità è un compito che, ad esempio, la Puglia ha fatto in modo eccellente e i risultati sono ben evidenti, specie dal punto turistico.
Sciacca soffre della crescita di una classe dirigente adeguata, e si nota. La città è nel clima elettorale. Clima piuttosto moscio, mentre la gente si allontana sempre più dalla politica. Non a torto.
Il Consiglio comunale, non solo il recente, si è trasformato in un ring dove gli eletti si sono impegnati a gettarsi reciprocamente fango. Il risultato è che si sono reciprocamente infangati i vestiti.
La partenza della campagna elettorale non ha perso il vizio di sostituire i programmi da realizzare e da spiegare alle frecciate tra i competitors. Insomma, lo sport di aprire gli armadi altrui per mettere in mostra gli scheletri rimane il preferito. Addirittura, sui fa appello alle emozioni personali.
Al di là degli slogan, rimane ancora oggi silenziato un ventaglio di grandi temi che strozzano la città. Temi dai quali deve tracciarsi lo sviluppo. Temi senza la risoluzione dei quali, la città rimane impantanata.
Si tace sul Piano Regolatore Generale. Uno strumento urbanistico nuovo ma che soffre già da tempo di sintomi di avanzata vecchiaia. Uno strumento urbanistico nato male, modificato malissimo e aggravato da un Piano Paesaggistico che alza un deleterio freno alle capacità di sviluppo della città e le fa mancare il magnetismo per attrarre gli investitori. Sono due strumenti urbanistici che hanno frenato seriamente l’evolversi in meglio della nostra città. C’è un principio che altre Paesi e altre città hanno saputo amalgamare: lo sviluppo urbanistico e il rispetto dell’ambiente e del paesaggio. L’attenzione di chi aspira a governare la città dal prossimo giugno deve essere rivolta a risolvere una serie di anomalie negative che il PRG include.
Altro argomento da affrontare, ma che viene scientemente taciuto, è il Piano parcheggi. Altro elemento propedeutico a immaginare la Sciacca che verrà, incluso lo sviluppo turistico. Non basta piantare qualche albero in più, ma è indispensabile creare parcheggi a beneficio del centro storico. Il cuore della città è agonizzante. Sul Piano parcheggi si sono spese parole, illusioni, promesse. Col risultato che siamo all’anno zero.
Non meno importante dei due punti sopra citati è la questione Terme. Essa non si risolve con passeggiate podistiche né con striscioni più o meno offensivi. Né con riunioni palermitane da parte del Governo regionale, autore del crimine della chiusura con l’ex presidente PD Crocetta, e autore di cinque anni infruttuosi col governo di centrodestra presieduto da Musumeci. La questione delle Terme non si affronta con proclami o “annunciazioni” propagandistiche, spesso davvero superficiali. Sulla questione delle Terme vanno sviscerati una serie di paletti e ostacoli che continuano a esserci. Né ci fa illudere “l’interlocuzione” del Governo regionale con istituti nazionali assicurativi, o con un’associazione del settore che risulta in contrapposizione con l’altra associazione di settore. L’una della Confcommercio, l’altra della Confindustria. Sulle questione delle Terme si “tira a campà”, in effetti manco questo poiché il complesso termale è più gelido e fermo di un cadavere.
Mancano 41 giorni alle votazioni. Preferiamo agli improperi dei politici un serio impegno di discussione sui tre temi, possibilmente senza eccesso di slide.