E’ uscito “Itaca Ebbra”, libro di Bia Cusumano. Un inno all’amore assoluto

“Itaca Ebbra” è il canto di un amore assoluto che attraversa distanze, tradimenti e abbandoni, riaffiorando come appartenenza eterna. È un viaggio nell’anima di chi ha vissuto la vertigine della bellezza ma ha conosciuto anche il baratro della perdita

CASTELVETRANO- La scrittrice e poetessa Bia Cusumano esplora ogni sfumatura dell’amore: presenza tangibile e totalizzante, possesso oscuro e ossessione, scelta radicale e vocazione di vita. L’amore è Filìa che lega vite parallele, Eros passionale e struggente, Pathos che consuma nell’irrimediabile perdita e Kairòs, tempo di grazia che ricompone ciò che è infranto. Nel dialogo senza fine tra Penelope e Ulisse, simboli universali di desiderio e attesa, l’autrice canta l’indomabile forza dell’amore che sopravvive all’assenza e alla mancanza. “Itaca Ebbra” ci invita a guardare negli abissi delle scelte autentiche, nella convinzione che solo chi ama resta, perché non esistono verità oltre l’amore.
L’autrice
Bia Cusumano vive a Castelvetrano e insegna Letteratura italiana e latina al Polo Liceale della sua città. È stata ideatrice e direttore culturale del PalmosaFest, primo Festival di Arte e Letteratura della città di Castelvetrano. Ha scritto due sillogi poetiche: De sideribus e Come la voce al canto. Esordisce nella narrativa con un libro scritto a quattro mani con il filosofo Fabio Gabrielli, Sulla soglia del filo spinato. Storia di una bambina trasparente e di un bambino con un nome. Sempre con il filosofo Fabio Gabrielli ha pubblicato per Ex Libris Edizioni, Lo stupore del quotidiano, Quattro incontri con Wislawa Szymborska. Nel 2022 ha vinto il Premio Donna Siciliana e fa parte della Accademia di Sicilia per meriti letterari. Pubblica recensioni e articoli di letteratura su diverse testate giornalistiche e attualmente ha una rubrica letteraria, “Faro di Posizione”, su un quotidiano della sua città. Ha pubblicato nel 2023 Trame Tradite proseguendo sulla via della prosa senza mai smettere di comporre versi.
La dimenticanza
è il potere dell’amore.
Se scordi l’altro
dissolve d’incanto.
Perciò lascia
che ti ometta
in ogni molecola
di corpo e di sangue.
Sulla neve del pensiero
resti fuliggine d’oblio.
Che s’adagi dolente
come una cicatrice.
*
Racconta la morte, donna.
Siamo sole, ora: lui non vede.
Non parli, donna. Tu taci.
Si muore ogni giorno d’odio
una croce appesa al collo
come ai polsi un rosario.
Serve cantare la morte?
Cambia forse la storia?
Le femmine al mondo
fanno figli, non libri.
Il finale non cambia.
La smetti di guardare?
La colpa non ha bisogno
di prove.
Li abbiamo partoriti noi,
quei bimbetti dal viso pulito.
L’orrore nel ventre annidato.
Sei colpevole quanto me.
Mi sono uccisa io.
La misura era troppa.
Mi sono sentita così leggera.

E lui era lì quel giorno.
Lascia stare, non scrivere niente.
Il copione si ripete. Nessun
nome. Tutte in coda. Un fiore,
un silenzio atroce.
Non ti tocca che morire:
tu, la donna, non la sai
proprio fare.
*
Sei tornato, o sei sempre stato qui?
Nella terra dei poeti non ci sono più fiamme
né voci di sirene.
Mentre Itaca brucia, la cospargi di petali rossi.
Nuda, danzo sulle sue macerie.