Quante lacrime devono essere ancora versate? Quante vite umane devono essere ancora consumate?

EDITORIALE

Si continua a morire tra l’indifferenza di chi ha il compito di garantire la sicurezza sulle strade. Quel maledetto ponte del Carabollace, che si erge verso il cielo quasi come una sfida, e che attraversa la culla dei primi insediamenti umani nel territorio di Sciacca, si offre ancora una volta come teatro di tragedie, spezzando vite umane che hanno solo il torto di compiere il proprio dovere raggiungendo le sedi di lavoro. Maria Presti è volata da quel maledetto ponte, finendo la sua vita al sorgere di una mattina. Con la sua autovettura, ha oltrepassato le barriere di protezione (è un eufemismo definire tale quei tubi sul ciglio stradale) che non hanno fatto resistenza alcuna. Tradita da quei tubi che, se adeguati, l’avrebbero trattenuta da quel tragico volo.

 Altra vita umana spezzata, altre rimostranze che rimarranno parole che voleranno via come quell’anima innocente. Eppure, poche settimane fa, in pompa magna si inaugurava l’apertura di un tratto stradale sulla S.S. 115, la strada della morte. Politici e dirigenti dell’Anas hanno speso parole di magnificenza, subito portate via dalla triste e drammatica realtà: l’indifferenza nei confronti di una terra che, ormai, non reagisce più a nulla. Abbiamo il nulla, falsato da comunicati stampa di una politica capace solo di litigare e buttare giù parole senza significato. Quel maledetto ponte del Carabollace, alto quanto titani, ma cinto di barriere che si trapassano come la calda lama di un coltello penetra il burro. Non servono studi, non servono eminenti ingegneri, per capire come quel ponte non è protetto, o quei tubi sono inadeguati a svolgere il loro compito. Accappona la pelle, al semplice cittadino, gettare lo sguardo su quei “guard rail”, e comprendere come sono assolutamente fragili, bassi, inadeguati, insicuri. Proteggono un bel niente.

La vita di Maria Presti, come le altre spezzate sulla S.S.115, sulla Fondo Valle, urlano vendetta. Quella vendetta di annientare l’indifferenza di chi è preposto a svolgere il proprio compito e non lo fa. Quante fiaccolate si devono ancora svolgere? Quante lacrime devono essere ancora versate?

Filippo Cardinale

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