“E’ CHIARA LA VULNERABILITA’ DELLA SOLUZIONE ANAS”. LETTERA DELL’ING. DI GIOVANNA AL NOSTRO GIORNALE
Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera dell’ingegnere Giuseppe Di Giovanna inviata alla nostra redazione.
Egregio Direttore
In questa vicenda del ponte crollato sul Verdura, pur manifestando più volte quali fossero le mie perplessità, ho sempre scelto di adottare un atteggiamento di moderazione, in attesa della evoluzione della metodica progettuale adottata dall’ANAS, che ho sempre ritenuto essere la meno adatta alla risoluzione del problema. Non voglio pertanto, in questa sede, dilungarmi ancora una volta con considerazioni di carattere tecnico, ma ritengo sia arrivato il momento di cominciare a giungere a delle conclusioni.
La scelta di intervenire sull’alveo del fiume Verdura deviandone il corso con argini estremamente esigui, e per di più in corrispondenza di un’ansa del fiume, ove i fenomeni di dilavamento sono particolarmente rilevanti, si mostrava assolutamente inadeguata fin dall’inizio, e dire “ve lo avevo detto” non mi provoca oggi, lo assicuro, alcuna soddisfazione, ma solo un senso di immensa impotenza.
E’ già la seconda volta che gli argini cedono e bisogna rendere grazia al buon Dio se i lavori di messa in opera dei tubi ARMCO non sono ancora iniziati. Possiamo solamente immaginare cosa sarebbe successo agli stessi tubi ARMCO, ai mezzi meccanici, e soprattutto agli operai al lavoro nell’alveo del fiume. E’ già una fortuna che non ci sia scappato ancora il morto, prima per il crollo, e poi per la rottura degli argini. Ritengo che non ci si possa permettere l’ulteriore continuazione di questa assurda danza macabra.
Cosa intendono fare ora, ricostruire per la terza volta gli argini pregando che la smetta di piovere, od interrompere i lavori aspettando la prossima estate? I capelli bianchi che, senza nessun orgoglio, porto sulla testa mi hanno insegnato, in quasi quaranta anni di professione, che non si possono sfidare gli eventi naturali. Non si va all’interno dell’alveo di un fiume in pieno inverno con mezzi inadeguati per poi gridare alla sventura se succede quello che è successo. Il danno già apportato al tessuto economico e sociale di questa terra dimenticata è già immenso.
E’ giunto il momento di rendersi conto che la soluzione dell’ANAS, oltre che essere la meno adatta ad un rapido ripristino della viabilità, è praticamente irrealizzabile in questo periodo dell’anno a meno di imponenti, e queste sì del tutto ingiustificate, opere di irregimentazione idraulica. E’ giunto il momento, per chi ha il potere istituzionale di agire, di fare qualcosa.
Sciacca 14/03/2013 Cordialmente Ing. Giuseppe Di Giovanna
Egregio ingegnere Di Giovanna,
fortunatamente l’archivio del nostro giornale è pieno di articoli sulla vicenda del crollo e della soluzione adottata dall’Anas. La risposta viene proprio oggi dall’Anas nella nota che riportiamo a parte. L’Anas, dopo 40 giorni (ci ricorda un tempo ricorrente nel Vangelo) arriva alla conclusione che non è realizzabile il programma di realizzazione del suo progetto proprio per le avversità meteo.
Perbacco! Viene voglia di dire. Ma c’era bisogno di fare tutto questo casino e dispendio di denaro? Adesso, per il nostro giornale, che ha sempre avuto una linea costante sull’argomento e spesso isolata, viene voglia di dire ve l’avevamo detto, anzi scritto!
Ma rispetto agli immani disagi procurati alla collettività, ai ingenti danni procurati agli imprenditori, ci viene voglia di piangere. Noi, saremmo arrossiti dalla vergogna. Le dimissisioni sarebbero state una conseguenza logica, per rispetto della stessa comunità.