DIRETTE TV IN CONSIGLIO COMUNALE, MONTALBANO ASSUME L’IMPEGNO DI GARANTIRLE
Dopo il nostro articolo di ieri sulle mancate dirette delle emittenti televisive di Sciacca dei lavori consiliari, riceviamo e volentieri pubblichiamo, la lettera che ci ha inviato il presidente del Consiglio comunale, Pasquale Montalbano.
Gentile Direttore, ho letto con molta attenzione il suo odierno editoriale recante come titolo “chi ha paura della trasparenza?” e sento il dovere di esprimere, con estremo garbo e rispetto, alcune riflessioni personali, anche per il ruolo istituzionale che rivesto.
Ho condiviso molto lo spirito che anima le sue considerazioni e la conclusione cui giunge il suo ragionamento: la trasparenza e la pubblicità dei lavori consiliari è considerata una assoluta priorità dell’Istituzione da me presieduta ed in quanto tale, tanto la presidenza, quanto le forze politiche che siedono nell’aula “Falcone e Borsellino”, ciascuno a suo modo, si sono sforzati di trovare soluzioni atte ad ovviare ad una situazione di oggettiva difficoltà, legata essenzialmente ad infingimenti di natura economica che fino ad ora hanno reso impossibile la ripresa tv del Consiglio comunale e che auspico possano trovare rimedio con l’approvazione del prossimo bilancio.
Infatti, la imminente adozione dello strumento di programmazione economica del nostro comune consentirà a questa presidenza, unitamente alla conferenza dei capigruppo, di individuare un numero congruo di sedute consiliari, da scegliersi fra le più importanti nel corso dell’anno, da riprendere televisivamente, al pari di quanto accaduto nel corso delle ultime due consiliature.
Tutto ciò, stante l’impossibilità, ormai consolidata nel tempo, di poter coprire televisivamente tutte le sedute di consiglio comunale, come avveniva anni addietro. Pur tuttavia posso confermare che l’ufficio di presidenza avrà presto le risorse economiche necessarie per poter consentire il ritorno, auspicato da tutte le forze politiche, nessuna esclusa, delle emittenti televisive locali all’interno dell’aula consiliare.
Nel frattempo però questa presidenza, unitamente alla conferenza dei capigruppo, ha il dovere di individuare soluzioni tecnologiche alternative che consentano una copertura totale dei lavori consiliari, attraverso diretta streaming.
In tal senso posso comunicare che, nel corso della seduta, svoltasi nella giornata di ieri, tutti i gruppi consiliari hanno condiviso la proposta, proveniente dal Movimento 5 Stelle, di riprendere via streaming tutte le sedute consiliari attraverso un link dedicato, direttamente del sito istituzionale del comune di Sciacca.
Soluzione che verrà, nei tempi più brevi possibili, resa attuale attraverso l’acquisto della necessaria attrezzatura tecnologica.
Mi permetto di rammentare che questa presidenza non ha mai negato le riprese televisive a soggetti iscritti all’albo dei giornalisti.
Si è sempre tentato, altresì, di contemperare il diritto di trasparenza con le modalità con cui vengono mandate all’esterno le riprese del consiglio comunale, perfino da parte di soggetti che non sono iscritti ad alcun albo; cosa che fino ad ora è stata garantita.
Perciò, alla sua legittima domanda su chi ha paura della trasparenza mi sento di rispondere che nessuno dei soggetti al momento seduti all’Interno di Sala “Falcone e Borsellino” ha nulla da temere o da nascondere; al contrario molti dei Consiglieri comunali fremono al pensiero che le telecamere tornino ad offrire un irriununciabile servizio di trasparenza e pubblicità, cosi da consentire ai nostri cittadini di potersi fare in piena libertà un’idea su cosa accade nella massima Istituzione cittadina, giudicando il lavoro di ciascun consigliere comunale.
Spero di aver in parte contribuito a dare alcune risposte alle sue considerazioni, come sempre attente e puntuali e rimango a sua disposizione per qualunque ulteriore momento di confronto su di un tema che non può trovare differenze o distanze di colore politico.
Cordialmente.
Pasquale Montalbano
Gentile Presidente, non posso che essere contento del suo pronto riscontro all’articolo da noi pubblicato ieri. Innanzitutto vorrei subito specificare e chiarire che il giornalismo è una materia regolamentata per legge. Questo per evitare di fare confusione. Il giornalista è colui il quale, dopo esami, risulta iscritto nell’apposito Albo dei Giornalisti. Questo ha un senso chiaro nell’articolo 348 del Codice Penale: “Chiunque abusivamente esercita una professione, per la quale è richiesta una speciale abilitazione dello Stato, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni con la multa da euro diecimila a euro cinquantamila”. Ciò suggerirebbe a Codesta Presidenza (e non solo) di accreditare, previa esibizione della tessera professionale, chi è abilitato ad esercitare “non abusivamente”, e quindi illegalmente, la professione di giornalista.
Fatta tale premessa, ribadisco con più forza che ogni altra tecnologia che la Presidenza vorrà adottare, è da considerarsi aggiuntiva a quella della provata e insostituibile diretta televisiva svolta dalle emittenti locali Rmk e Trs. Le ricordo, tra l’altro, che proprio l’abilitazione all’esercizio della professione di giornalista comporta l’assunzione di responsabilità sulla corretta informazione. Le ricordo, anche, che lo streaming non può assolutamente coprire, dati alla mano, la platea che, invece, copre la televisione locale. Lo streaming ridurrebbe, quindi, quel diritto alla trasparenza dei lavori consiliari che moltissimi cittadini non avrebbero garantito. Basta pensare alla fascia di persone adulte, anziane, della folta platea che segue i dibattiti col mezzo tradizionale della televisione, che rimane ancora oggi e per molto tempo ancora, il vero mezzo di diffusione ampio.
Spero che il suo Ufficio, di alta carica istituzionale, il suo ruolo di prestigio, non usi il pallottoliere per una mera contabilità che può essere discriminatoria sulle scelte delle sedute da diffondere in diretta tramite le televisioni. Il Comune spende tanti soldi. Appare prioritario, semmai, fare qualche festicciola in meno, aumentando, invece, il livello di partecipazione democratica della collettività che ha il diritto di capire il lavoro svolto dagli eletti e le scelte assunte nel consesso civico. In conclusione, dunque, la prego di tenere conto del sopra citato articolo 348 del Codice Penale, altrimenti l’Ufficio di Presidenza diventerebbe, suo malgrado, complice nel consentire lo svolgimento abusivo di una professione.
Nell’apprezzare i toni della sua lettera, che onorano l’Istituzione da lei rappresentata, porgo cordiali saluti.
Filippo Cardinale