DIMINO PROSCIOLTO DALL’ACCUSA DI ESTORSIONE A BONO
Il giudice ha accolto l’improcedibilità l’estorsione nei confronti del saccense Vincenzo Bono per ne bis in idem; era stato precedentemente giudicato
Il Gup del Tribunale di Palermo, Agostino Gristina ha prosciolto il saccense Accursio Dimino dall’accusa di estorsione ai danni dell’imprenditore saccense Vincenzo Bono. Il giudice ha accolto la richiesta del difensore, il penalista saccense Giovanni Vaccaro, dell’improcedibilità per l’accusa per estorsione nei confronti del saccense Accursio Dimino per ne bis in idem perchè precedentemente giudicato .
La Procura Antimafia aveva chiesto per Accursio Dimino 6 anni di reclusione. L’episodio si riferisce al danneggiamento tramite incendio dell’auto dell’imprenditore saccense Vincenzo Bono. Per gli inquirenti a disporlo fu Dimino, ad eseguirlo Michele Di Leo.
Una vicenda per la quale Dimino era stato già condannato con sentenza passata in giudicato ma per un movente diverso dall’estorsione, che pure era stato contestato dalla pubblica accusa. La sentenza di primo grado stabilì che si trattò di una vendetta personale.
Chi avrebbe incendiato la vettura, l’altro saccense Michele Di Leo, si è visto infliggere una condanna a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Di Leo è tuttora imputato al processo in corte d’appello a Palermo. Il suo legale, Maurizio Gaudio, ha contestato l’assenza del movente dell’estorsione nell’incendio dell’auto e, dunque, di collegamento con interessi mafiosi da parte del suo cliente.
Dimino e Di Leo erano finiti nella rete dell’operazione antimafia denominata Scacco Matto, che aveva preso di mira i rapporti tra imprese e cosche mafiose del territorio compreso tra Sciacca, il Belice e la Quisquina.