Dia confisca i beni al mercante d’arte di Castelvetrano Giovanni Becchina
La Direzione Investigativa Antimafia ha eseguito un decreto di confisca emesso su proposta della Procura della Repubblica di Palermo avente ad oggetto un ingente patrimonio mobiliare, immobiliare e societario, riconducibile a un noto commerciante internazionale d’opere d’arte e reperti di valore storico-archeologico, Giovanni Franco Becchina, indiziato di legami con le cosche mafiose, in particolare della provincia di Trapani.
Becchina, 78 anni, di Castelvetrano, è un personaggio molto noto nel campo dell’arte; imprenditore, ha sempre commerciato con le opere antiche e reperti archeologici e nel corso degli anni ha accumulato una fortuna. Il provvedimento della Sezione Penale e Misure di Prevenzione del Tribunale di Trapani accoglie la ricostruzione accusatoria della formazione illecita dell’intero patrimonio del mercante d’arte belicino e consolida il sequestro operato nel 2017 aggredendo beni per un valore di oltre 10 milioni di euro. Becchina – in passato – è stato titolare anche di imprese operanti in Sicilia in diversificati settori commerciali, quali: vendita di cemento, produzione e distribuzione di generi alimentari e di olio d’oliva.
Le indagini condotte dalla Direzione Investigativa Antimafia, sotto il coordinamento della Procura di Palermo, hanno dimostrato «che per oltre un trentennio il proposto avrebbe accumulato ricchezze con i proventi del traffico internazionale di reperti, molti dei quali trafugati clandestinamente nel più importante sito archeologico di Selinunte da tombaroli verosimilmente al servizio di Cosa nostra. Con il decreto sono stati sottoposti a confisca: 2 compendi aziendali, 38 fabbricati, 4 automezzi, 24 terreni, nonché appartamenti ed uffici, molti dei quali facenti parte dello storico settecentesco Palazzo dei Principi Tagliavia-Aragona-Pignatelli di Castelvetrano, dove il mercante d’arte Giovanni Franco Becchina e la famiglia vivono.
Diversi pentiti (Rosario Spatola, Vincenzo Calcara, Angelo Siino, Giovanni Brusca) hanno dichiarato che sarebbe stato legato al boss mafioso latitante Matteo Messina Denaro, e prima di lui al padre Francesco.