Depuratori in Sicilia, molte opere a rischio. I casi di Sciacca e Palermo. E a Roma litigano

SICILIA- I grandi lavori pubblici non sempre si bloccano per colpa della burocrazia. No, anche per colpa della politica, come nel caso dei depuratori.
I lavori di realizzazione dei depuratori e della rete fognaria sono stati finanziati dal Commissario unico per la depurazione delle acque.  La macchina messa in piedi per fronteggiare la procedura di infrazione in materia ambientale contro l’Italia è ferma e ne fanno le spese i progetti da portare avanti e quelli da rendicontare per non perdere, soprattutto in Sicilia, il treno dei finanziamenti europei.

La  struttura del Commissario unico per la depurazione delle acque aveva impresso una forte accelerazione sia sul fronte della progettazione che dell’affidamento delle opere ma dall’11 maggio la cabina è senza regista. Data di scadenza del mandato del commissario Maurizio Giugni e dei due vice (Stefano Vaccari e Riccardo Costanza).

Ecco la colpa della politica. Le guerre interne al centrodestra stanno bloccando l’unica via d’uscita per l’Italia. Il decreto di nomina dei nuovi vertici che avrebbe portato alla guida della struttura Cirino Gallo in quota Lega – con vice Antonino Daffinà (vicino al presidente della Calabria, il forzista Francesco Occhiuto) e l’uscente Costanza , siciliano – è finito nel mirino di FdI che lo avrebbe fatto ritirare poco prima della registrazione alla Corte dei Conti nonostante fosse già firmato da Palazzo Chigi. Esauriti i 45 giorni di proroga, la struttura è senza vertici: nessuno che abbia potere di firma, che possa pagare le imprese o approvare varianti.

La ‘guerra dei depuratori sta bloccando le opere già in corso, quelle da avviare e quelle da programmare. Nei primi due casi le urgenze più immediate riguardano interventi per complessivi 218,5 milioni di euro. I riflettori sono puntati anche sul calendario, dal momento che una cinquantina di milioni dovranno essere spesi, con mandati di pagamento firmati entro il 31 dicembre 2023 per potere rientrare nella vecchia programmazione europea. La scadenza rappresenta anche la proverbiale beffa che si accompagna al danno: le opere, infatti, sono finanziate anche con la vecchia programmazione europea le cui risorse sono proprio a rischio disimpegno per l’assenza di progetti portati avanti. La Regione sta provando a correre per spendere al meglio e in fretta entro fine anno, e ha varato anche una riprogrammazione della spesa che dovrebbe consentire di limitare i danni ma al momento, per quanto riguarda le opere di depurazione, non può contare più su una Struttura commissariale che fino a pochi mesi fa forniva progetti e realizzava bandi contribuendo in maniera consistente al raggiungimento dei target.