Definitiva la confisca di beni per 100 mln a Calcedonio Di Giovanni

La Dia di Palermo sta eseguendo un sequestro di beni per un ammontare complessivo di oltre un miliardo e 600 milioni di euro, nei confronti di alcuni noti imprenditori, originari della provincia di Palermo, legati al mandamento di Corleone. Palermo, 8 luglio 2015. ANSA/DIA PALERMO +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++

 

Diventa definitiva la confisca di beni per cento milioni di euro, eseguita dalla Direzione investigativa antimafia, a carico di dell’imprenditore Calcedonio Di Giovanni 81 anni, di Monreale. La prima sezione della Corte di Cassazione, con sentenza di rigetto, ha concluso il procedimento di prevenzione avviato dalla DIA nel 2014. Il provvedimento riguarda terreni, conti correnti bancari, un villaggio turistico, appartamenti ed aziende.

Secondo le attività investigative svolte negli anni, la fortuna imprenditoriale di Calcedonio Di Giovanni sarebbe stata «indissolubilmente intrecciata con i destini delle famiglie mafiose di Mazara del Vallo».

Per gli inquirenti, Calcedonio Di Giovanni mafioso, sarebbe il gran riciclatore internazionale di Cosa Nostra, Vito Roberto Palazzolo, (che secondo le indagini della DIA, avrebbe investito nel villaggio turistico Kartibubbo), avrebbe intrecciato rapporti co i capimafia di Mazara ed esponenti di primo piano della massoneria.

Rapporti che lo avrebbero agevolato nell’ottenere false attestazioni bancarie per mettere mano su consistenti finanziamenti pubblici. Nel patrimonio confiscato, oltre a società con sedi a San Marino e Londra c’è anche il villaggio turistico «Kartibubbo» sul litorale di Campobello di Mazara. Per costruire il suo patrimonio, Di Giovanni ha usufruito anche di finanziamenti pubblici: poco meno di 40 milioni di euro ottenuti in parte con i fondi della legge 488.

Soldi finiti tutti nelle sue aziende, occultati in altre società costituite all’estero, ma sempre destinati al villaggio turistico di Kartibubbo. Più di 5 milioni e 230.000 euro sono andati alla Di Giovanni Immobiliare srl; 1.300.000 euro li ha incassati la «Selinunte Country beach»; 30 milioni la «Helios di Saracino e Pisciotta».

Per ottenere le anticipazioni dei finanziamenti pubblici, utilizzava fatture per operazioni inesistenti. Per evitare il sequestro nel giugno 2014 avrebbe costituito in Inghilterra la «Titano real estate limited» che si occupava di gestione di villaggi turistici, domicilio fiscale italiano Kartibubbo. Amministratore della società, un mazarese che aveva aumentato il capitale, portandolo a 11 milioni di euro versati dal socio «Compagnia immobiliare del Titano» con sede a San Marino.

Negli Di Giovanni ha collezionato 16 condanne, andate prescritte o trasformate poi in ammenda: per truffa, abusi edilizi e urbanistici, bancarotta fraudolenta e persino omicidio colposo, per la morte di una turista rimasta folgorata nell’agosto del 1995, mentre faceva la doccia, nella sua camera a Kartibubbo.