Dalla piccola officina all’impero economico di Campione…fino alla “Waterloo”
AGRIGENTO. La vicenda investigativa che ha coinvolto Girgenti Acque e Hydortecne e il suo dominus Marco Campione (oltre 80 indagati generando una maxi inchiesta investigativa racchiusa in 1500 pagine; maxi inchiesta che ha condotto direttamente il procuratore aggiunto Salvatore Vella in quattro anni di “radiografie” investigative), ha una premessa che, al di là degli sviluppi processuali, ha già una sentenza inappellabile. E’ quella incisa a pagina 72: “La provincia di Agrigento è un territorio caratterizzato da decenni di forte recessione economica, con un reddito pro capite medio molto basso e con un livello di qualità dei servizi pubblici tra i peggiori in Italia. In una realtà depressa, con queste caratteristiche, l’offerta di un posto di lavoro o anche soltanto la “promessa” di un posto di lavoro può diventare un potente strumento per condizionare il tessuto sociale e, conseguentemente, per influire sugli equilibri delle Istituzioni locali e dei partiti politici, grazie a scambi illeciti tra posti di lavoro e pacchetti di voti. La provincia di Agrigento, inoltre, è una realtà afflitta da una cronica sete di acqua pubblica, nonostante la presenza nel suo territorio di fiumi e di falde acquifere pregiate e abbondanti, nascenti in larga parte della zona montuosa della provincia. La gestione dell’acqua, risorsa vitale, in Sicilia ha da sempre rappresentato un tema cruciale per la gestione del potere, ed anche in provincia di Agrigento è stata oggetto e strumento di strategie di potere e di manipolazione dell’ordine sociale”.
Una provincia, quella agrigentina, dal potenziale enorme, ma costretta a risiedere perennemente negli ultimi posti delle classifiche economiche e di qualità della vita. Una premessa che esula dalle attività investigative condotte dalla magistratura inquirente di Agrigento. La vicenda giudiziaria avrà il suo seguito e si snoderà nel dibattimento processuale. Sarà la volta della pubblica accusa, sarà la volta dei difensori. Ci sarà il giudice terzo a sentenziare. La Costituzione prevede il giudizio fino al terzo grado, quello definitivo.
Ma l’inchiesta e le 1.500 pagine, offrono anche la ricostruzione di una famiglia che cresce in modo imponente fino a diventare un Gruppo imprenditoriale di alto spessore, superando anche i confini regionali.
La denominazione della indagine “Waterloo” non può non richiamare l’imperatore Napoleone Bonaparte. Un impero che, alla fine, cade come un castello di sabbia nella battaglia, appunto, di Waterloo, che segna la fine delle mire espansionistiche di Bonaparte.
La storia della famiglia Campione è scritta tra le 1.500 pagine dell’inchiesta. “La realtà imprenditoriale della famiglia Campione nasce negli anni ‘50 con una piccola officina metalmeccanica, gestita da Giuseppe Campione, classe 1921 (padre di Marco Campione) che, col passare degli anni, allargherà i propri settori di interesse, realizzando una stazione di servizio di carburanti in Agrigento e passando poi alla vendita di prodotti, macchine ed attrezzature per l’edilizia civile ed industriale. Negli anni ‘80 nella compagine societaria interverranno anche i figli Michele Campione (classe 1955), Mauro (classe 1957), Massimo (classe 1959), Marisa (classe 1968) e Marco (classe 1961). Sarà proprio quest’ultimo colui che negli anni terrà saldamente il timone della realtà imprenditoriale dei Campione, che continuerà a crescere fino a trasformarsi, di fatto, in un vero e proprio “gruppo” imprenditoriale. Negli anni “90 il gruppo Campione acquisirà un grande peso a livello regionale, è in questo periodo che riuscirà ad affermarsi sul mercato degli appalti e dei lavori pubblici (realizzando ospedali, reti idriche, impianti fognari, costruzioni stradali), aiutato in ciò dalla vicinanza con altri gruppi economici siciliani che, nel tempo saranno colpiti da diversi provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria. Il gruppo Campione, attraverso un cartello di imprese operante nella provincia di Agrigento, riesce ad acquisire il controllo economico di buona parte degli appalti pubblici del territorio agrigentino, con un ruolo di primo piano anche sul panorama regionale siciliano. In questo contesto socio economico Marco Campione è stato in grado di muoversi con grande abilità e spregiudicatezza, stringendo legami con politici, anche di livello nazionale, con amministratori pubblici, con uomini delle istituzioni, i quali, nel corso degli anni, si sono adoperati per garantire al predetto imprenditore una ampia tutela e per agevolarne illegittimamente i molteplici interessi economici, ottenendone in cambio favoritismi clientelari, realizzati attraverso le numerose assunzioni alla Girgenti Acque Spa (società concessionaria del servizio Idrico Integrato nella provincia di Agrigento) o presso la controllata Hydrotetecne Srl, società di cui Campione costituiva il dominus; benefici economici elargiti mediante il pagamento di parcelle a vario titolo o di retribuzioni connesse all’assunzione di cariche sociali e dirigenziali all’interno della Girgenti Acque Spa e della Hidortecne Srl”.
Della scalata del Gruppo Campione alla Girgenti Acque ne parleremo con un articolo a parte. Merita spazio poiché bisogna iniziare dal bando per finire con alcuni periodi e circostanze che illustrano la scalata everestiana del Gruppo Campione. Solo in estrema sintesi, qui scriviamo che inizia dal 2007 quando il Gruppo Campione ha il 5,50% delle azioni della Girgenti Acque, per arrivare al 2012 anno della acquisizione della maggioranza delle azioni con il 51,85% delle azioni. Una storia che è simile a quella di Napoleone, una costruzione di un impero che, alla fine, si infrange nella battaglia di Waterloo segnando l’esilio e il tramonto di un sogno di grandezza senza limiti.
Nella provincia tra le più retrograde d’Italia, tra reddito pro-capite bassissimo, servizi quasi inesistenti, altissima disoccupazione, tanto precariato, capita anche che proprio nel deserto si costruisce una cattedrale. Una provincia nella quale la assuefazione, la rassegnazione, la non speranza di farcela con le proprie capacità, vengono dominate dal bisogno. E nel bisogno trovano terreno fertile fatti e misfatti. Per lo più misfatti.
Filippo Cardinale