DAL CIVISMO AL TRASFORMISMO, I VOLTEGGI DI UNA MAGGIORANZA IN CERCA D’AUTORE
EDITORIALE DI FILIPPO CARDINALE
A fine anno l’attuale maggioranza che governa la città compie il giro di boa del mandato sindacale e consiliare. Tralasciando, per adesso, l’analisi di merito amministrativo, è imprescindibile accendere il riflettore su un dato di rilievo: quello politico. Non si può non osservare ciò che politicamente è accaduto dalla formazione della coalizione di centrosinistra, nel momento preelettorale, alla vittoria al secondo turno. Né può passare celato ciò che avvenuto dall’insediamento della Giunta e del Consiglio comunale in poi. Un dato politico che oggi costituisce il perno del dibattito all’interno della coalizione di maggioranza.
La coalizione di centrosinistra (Pd, Sciacca Democratica, Sicilia Futura con allora Cimino e Cascio ancora deputati), si è trovata di fronte alla difficoltà di individuare un candidato nel proprio perimetro politico. In tale contesto, il PD – pur avendo un ventaglio di personalità al suo interno- non è stato in grado di partorire un nome proprio. Inizia, così, la ricerca di un candidato all’esterno del perimetro prettamente partitico e viene individuata la professionista Francesca Valenti. La sua scelta riveste il carattere del civismo per presentare all’elettorato un cambiamento rispetto al passato. Una candidata che aveva vissuto tra lezioni impartire all’Università e studio professionale, ma lontana anni luce dal mondo politico.
Nella prima fase della campagna elettorale, la candidata Valenti ha affrontato i comizi velando i suoi alleati portatori di etichette politiche paurosa che sarebbero state in collisione con il cambiamento, irrinunciabile suo cavallo di battaglia. Spesso nei comizi, la candidata si presentava nel quadro di un contesto familiare come a trasmettere la serenità tipica dello spot del Mulino Bianco.
Della Giunta, già designata, erano pilastri tre assessori di provata esperienza politica, Mandracchia, Bellanca e Settecasi.
Facciamo un passo avanti e andiamo oltre l’insediamento della Giunta e del Consiglio comunale. In aula, la coalizione ha la maggioranza con 14 consiglieri contro i 10 delle opposizioni.
Alla spegnimento della candelina del primo anno, la giunta del cambiamento viene azzerata bruscamente dal sindaco. Tutti a casa in malo modo anche per Filippo Bellanca al quale aveva assegnato la delega di vice sindaco per fiducia. Il sindaco punta su una nuova giunta che avrebbe dovuto imprimere quel cambio di passo tanto decantato in aula dal capogruppo del PD Simone Di Paola e poi, a pappagallo, da altri interventi dei consiglieri comunali. Volteggiarono in aula parole di speranza, di giubilo, ma anche di certezza che con la nuova giunta si sarebbe volato alto. Tralasciamo, in questa narrazione, di indicare la quota di volo con cui l’Amministrazione sta procedendo.
Dopo il decollo della giunta Valenti bis, l’assessore Mario Tulone manifesta l’idea di lasciare per impegni professionali. Tralasciamo qui anche il tempo trascorso per il cambio con l’assessore Sino Caracappa, voluto da Michele Catanzaro.
Nella cronologia dei fatti, intanto bisogna annotare il malumore del consigliere Paolo Mandracchia con i suoi interventi sempre più critici nei confronti dell’Amministrazione, la dichiarazione di indipendenza dal gruppo Sciacca Democratica di Valeria Gulotta, l’uscita dalla maggioranza di Cinzia Deliberto e Carmela Santangelo.
Di fatto, numericamente la maggioranza non è più tale. Ma il dato davvero di rilievo è che è stato modificato il quadro politico che è stato presentato all’elettorato vincendo le elezioni, seppure con un margine non da ko.
Nel primo biennio, l’unico cambiamento tangibile riguarda lo sconvolgimento dell’architrave politica che reggeva la coalizione. Uno sconvolgimento che già un ingegnere importante e determinante dell’edificio politico iniziale, Nuccio Cusumano, coglie e avverte la necessità di aprire il ventaglio politico attraverso un dialogo con altre forze moderate. Questa era la sostanza dell’iniziativa assunta nello scorso novembre dal titolo Punto e a capo. Cusumano, da politico di lunga esperienza, era (ed è) ben conscio che quello slogan #maipiùcinqueannicosì, coniato dallo stretto cerchio familiare del sindaco, non solo era stato inopportuno ma si sarebbe rivelato un boomerang per la stessa Amministrazione. In quell’occasione venne invitato anche l’ex sindaco Mario Turturici che quell’idea accarezzò, anche se nello scorrere dei mesi successivi accarezzò l’idea di congiungere il Nord con il Sud non con il ponte sullo Stretto ma tramite la Lega di Salvini. Ma balenò in modo più breve della poesia di Salvatore Quasimodo per poi votare alle europee per un forzista sardo.
Dal civismo, ma mano si è passati al trasformismo in una dinamica che ha visto prevalere sulla tanto invocata collegialità della coalizione un duetto composto dal deputato del PD Michele Catanzaro e dal sindaco Francesca Valenti. Un duetto che via via trasforma la fase del civismo in un marcato dominio del PD. Dominio sigillato dall’adesione del sindaco Francesca Valenti al PD fino ad essere eletta nell’assemblea nazionale del medesimo partito. Qui termina ufficialmente il civismo, qui ha inizio il trasformismo.
La colazione, dunque, perde il suo profilo originario e, nel contempo, aumenta la sete di una coralità delle scelte che, però, avvengono solo nell’ambito dello strettissimo duetto Catanzaro-Valenti. Appare evidente, dunque, che si salta a piè uniti nella fase del trasformismo buttando alle ortiche quella del civismo con la quale è stato chiesto il consenso elettorale.
Da qualche tempo, intanto, pare essersi incrinato il rapporto politico tra Nuccio Cusumano e Michele Catanzaro. La loro divergenza trova radice nella mancanza di quella collegialità tante volte sollecitata da Cusumano ma soffocata dal dominante duo anzidetto. Un tentativo, abbastanza evidente, di tenere più salde le redini decisionali da parte del giovane deputato. Prova è la critica alla “ridicola” inaugurazione del parco delle Terme, quando Cusumano esce allo scoperto con una nota sigillata, qualche ora dopo, con l’assenza dei suoi consiglieri comunali e assessori allo snodare il fiocco del cancello delle Terme.
Del resto, anche la militanza nel PD di Cusumano e Catanzaro fa emergere spunti di discrasia. Negli ultimi tempi, anche con la messa all’angolo di Davide Faraone, all’Ars si è formato un gruppo di 4 deputati, Catanzaro, Di Pasquale, Gucciardo e Arancio, che è in attesa di comprendere le evoluzioni politiche romane. Molto probabilmente, per un ricollocamento in vista di un reddito politico più fruttuoso.
Negli ultimi giorni, in vista dell’aumento degli assessori da cinque a sette, il sindaco Francesca Valenti telefona a Mario Turturici invitandolo ad una simpatica cena. Nasce un’altra fase, quella di rassicurare il consigliere Alberto Sabella offrendo sul piatto il patto iniziale che prevedeva la staffetta tra la rappresentanza in giunta dell’onorevole Cimino con quella di Cascio (a metà mandato).
Il menù della simpatica cena prevede come piatto forte l’ex sindaco Mario Turturici, farcito della sollecitazione di Alberto Sabella, e la sua disponibilità ad entrare in giunta con le deleghe delicate che riguardano il Bilancio e le Finanze. Quelle stesse deleghe trattenute da Mario Turturici quando era sindaco (2004-2009). Nessuno dimentica gli attacchi durissimi e incessanti degli allora consiglieri di opposizione Fabio Leonte e Paolo Mandracchia. Sarebbe interessante vedere il volto di Leonte quando sarà seduto in giunta a fianco del suo acerrimo avversario. Questa simpatica cena passa sulla testa di Nuccio Cusumano, proprio lo chef che a novembre aveva elaborato la ricetta del rafforzamento della coalizione con gli ingredienti di profili coltivati nel campo della politica moderata-centrista.
Sarà compito non facile far firmare allo chef Cusumano una ricetta presentata sul tavolo da mani diverse e con la chiara impronta del duetto Catanzaro-Valenti. Una ricetta iniziale che prevedeva un apporto di sinergie già collaudate con l’innesto delle esperienze amministrative di Turturici e Guardino. Ma il metodo adottato dal sindaco e dal deputato Catanzaro ha rimarcato ancora di più il ristretto cerchio decisionale con il passo avanti verso Turturici senza quell’azione collegiale invocata da Cusumano. Alla sinergia di una orchestra nella sua interezza, si è preferita l’esibizione del solista. Una stonatura che a Cusumano è arrivata come il ritmo dei tamburi di guerra.
Oggi, in buona sostanza, si è arrivati al paradosso politico: il duetto Catanzaro-Valenti eleva al potere persone che non solo non si sono viste in campagna elettorale a sostegno della Valenti, ma, addirittura, hanno votato il candidato Bono. Con il duplice risultato di trasformare il profilo del civismo in quello del trasformismo e mettere dietro le persiane della finestra, a guardare inerme, chi ha messo il proprio impegno diretto (e faccia) nella ricerca di consenso in campagna elettorale.
Il quadro dipinto rientra nell’arte dell’impressionismo, non in quella della fantasia giornalistica e dentro la cornice vi sta lo stato attuale della maggioranza, o parte importante di essa. Molto probabilmente, se non certamente, sono necessarie altre simpatiche cene da parte del sindaco per riscrivere un menù diverso. Molto probabilmente, la maionese già pronta è impazzita senza possibilità di recuperarla.