CUTRO’ ASSUNTO A BIVONA: “DEVE ESSERE LA MAFIA AD ANDARE VIA, NON IO”

“La mia lotta adesso ha un senso, io non fuggo, non lascio il mio paese. Devono esserei mafiosi ad andarsene”. Ignazio Cutrò, testimone di giustizia, in prima linea nel denunciare fatti mafiosi, criminosi, ha vinto un’altra battaglia. La prima, quella più importante, l’ha vinta nelle aule giudiziarie con processi che hanno inflitto condanne alla mafia della “montagna”.

L’altra battaglia vinta è quella dell’approvazione di una legge regionale che assume i testimoni di giustizia. Cutrò era un imprenditore edile, rimasto rovinato dalle estorsioni dei mafiosi e dalle innmerevoli vicissitdine burocratiche che, a volte, hanno fatto più danno della mano mafiosa.

Ignazio Cutrò è stato assunto dalla Regione e si prospettava la necessità di lavorare in una sede fori Sicilia, per ragioni di sicurezza.

Oggi esulta: “La cosa ancor più bella è che andrò a lavorare in un ufficio regionale che ha sede a Bivona, nel mio paese, nello stesso centro in cui abitano le persone che ho indicato nelle aule giudiziarie”.

Cutrò cita il procuratore Teresi: “In questi momenti mi tornano in mente le parole del procuratore aggiunto della Dda di Palermo, Vittorio Teresi, che alcuni anni fa – in occasione di un incontro con gli studenti proprio a Bivona – disse che la mia scelta di entrare nel programma di protezione testimoni ma di non accettare il trasferimento in località segreta e di dire “no” ad una nuova identità era la scelta giusta per combattere nel territorio la criminalità organizzata. Devono essere i malavitosi ad andare via dai centri abitati; devono essere loro a far le valige e lasciare i paesi in cui hanno tentato di comandare con la prepotenza e con la violenza tipica mafiosa”.

“Al momento dell’ingresso nel programma di protezione- spiega Cutrò- al sol pensiero di abbandonare la mia Bivona per assumere una nuova identità e recarmi in una località segreta dove nessuno conosceva la mia storia, mi sentivo uno sconfitto. Era come se a vincere fossero stati i mafiosi che mi avevano reso la vita difficile. Restare nella mia città è stata, invece, una grande vittoria. E lo è ancor di più lavorarci onestamente e da impiegato pubblico. Mi sento di rivolgere un ringraziamento alla Magistratura, al Prefetto di Agrigento, Nicola Diomede, e al presidente Rosario Crocetta che con la scelta di farmi lavorare in un ufficio regionale con sede nella mia Bivona ha lanciato un chiaro messaggio: le persone oneste e perbene restano libere e vivono dove vogliono. I malavitosi e i mafiosi devono andar via”.

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