CRISI POLITICA: LA VALENTI ANTICIPA DI 144 GIORNI QUELLA DI VITO BONO

EDITORIALE DI FILIPPO CARDINALE

Sono amante dei numeri, delle statistiche, e spesso fanno da sostanza ad alcuni articoli a supporto dei quali essi intervengono. Nella vicenda politica locale non posso esimermi al richiamo dei numeri per incorniciare la situazione attuale che ha avuto il culmine ieri pomeriggio alle ore 16:55 con l’intervento del sindaco, nel corso della seduta consiliare, che ha messo il sigillo di uno stato di fatto che pone fine al “progetto di cambiamento” sbandierato in campagna elettorale da Francesca Valenti accompagnato dall’infelice e inopportuno slogan #maipiùcinqueannicosì.

Qui entrano i numeri. Francesca Valenti arriva alla dichiarazione della crisi e della impossibilità di andare avanti ben 144 giorni prima del fatidico 3 febbraio 2012, giorno in cui Vito Bono si dimise interrompendo la sindacatura e la consiliatura dopo 977 giorni di governo a trazione centrosinistra. Francesca Valenti arriva alla predetta dichiarazione dopo 833 giorni di governo, sempre a trazione centrosinistra.

Vito Bono venne eletto il 9 giugno 2009 e si dimise il 3 febbraio 2012. Francesca Valenti venne eletta il 14 luglio 2017 e ieri, 25 ottobre, ha alzato la bandiera bianca della resa.

La differenza tra Vito Bono e  Francesca Valenti sta nel fatto che il primo ebbe il coraggio di constatare che era impossibile andare avanti e per il bene della città si dimise, ridando la parola agli elettori. Francesca Valenti, invece, non si dimette, ma riconosce pubblicamente l’impossibilità di andare avanti poiché rimasta senza una maggioranza che le consente di governare in maniera autonoma.

Il suo progetto politico si infrange in maniera chiara dopo 833 giorni, meno dei 977 di Vito Bono, facendo uno sforzo immane per la sua impostazione caratteriale. Una resa condizionata che è più pesante delle dimissioni di Vito Bono. Egli lasciò il Palazzo di Città libero da condizionamenti politici e partitici. Francesca Valenti, invece, resta attaccata alla poltrona ma con sovranità limitata. Molto limitata poiché non solo ha ammesso il fallimento del suo progetto politico e della sua coalizione, ma rimane imbrigliata in quelle dinamiche di “concertazione”, di “aperture” lanciate alle opposizioni.

Ciò che, probabilmente sfugge, è che ieri il “patto” (che ha consentito l’approvazione dei documenti finanziari e la stabilizzazione dei precari) è stato reso possibile da una garanzia sottoscritta dai consiglieri comunali Alberto Sabella, Gianluca Guardino, Giuseppe Ambrogio e Santo Ruffo.  Sono loro a garantire che la dichiarazione di Francesca Valenti, con i relativi impegni assunti, venga onorata. E qui entrano i numeri, come al solito. Sono tre consiglieri comunali che hanno pubblicamente messo la faccia. Qualora Francesca Valenti non onorasse gli impegni assunti (e registrati) ai quattro consiglieri garanti non resta che aggiungere la loro cifra a quella delle opposizioni, con la somma finale di 16. Cioè la cifra per approvare la mozione di sfiducia e andare a votare anticipatamente.

Da ieri, tutto è cambiato nel quadro politico guidato dalla Valenti. Forse, il Gattopardo a Sciacca, da ieri, trova una dimensione opposta. La sovranità limitata del sindaco, ufficializzata ieri pomeriggio, significa anche il fallimento politico dei soci di maggioranza, Michele Catanzaro e Nuccio Cusumano. Sono loro ad aver individuato la Valenti come candidata, sono loro ad aver apportato il sostegno elettorale vincente. Ma mentre il primo è rimasto nel silenzio, il secondo ha mostrato l’istinto del politico navigato. Cusumano aveva già dichiarato pubblicamente che l’amministrazione della città abbisognava di una svolta, di un cambio di passo. Cusumano stesso parlò dell’esigenza di una cabina di regia per affiancare il sindaco.

Un progetto politico latitante nella straordinaria amministrazione, palesemente inesistente in quella ordinaria.

Adesso, la cabina di regia non è più circoscritta nell’ambito della coalizione. No, non basta più. Da ieri sera, il sindaco Valenti è a sovranità limitata e senza il supporto delle opposizioni rimane nell’immobilismo deleterio per la città. In fine dei conti, da ieri sera la sua guida è commissariata. Ieri non è stato compiuto un passo “per il bene della città”, ieri è stato compiuto un passo per la sopravvivenza di comodo.