CRISI POLITICA, LA SINDROME DI GOVERNO COLPISCE ANCORA IL CENTROSINISTRA
Non è possibile far finta di nulla e lasciare scorrere come acqua sotto i ponti la crisi politica che da due mesi si è insediata stabilmente nel governo cittadino targato centrosinistra. Oltre alla ovvietà della constatazione che una città come Sciacca, assalita da gravissime emergenze, non può essere lasciata con una Giunta azzerata e con le redini totali al sindaco, riecheggia nella memoria il periodo antecedente all’amministrazione di Fabrizio Di Paola. Quel governo targato centrosinistra con sindaco Vito Bono. Tutti ricordano la traumatica fine a metà mandato, quando il medico sindaco decise di staccare la spina alla coalizione litigiosa e assunse la scelta sofferta, e nel contempo coraggiosa, di porre fine al mandato spedendo tutti a casa.
Oggi la scena politica non è diversa da allora e in comune hanno la presenza degli stessi attori di allora. Vito Bono, nonostante le difficoltà, riuscì a governare la nave solcando mari tempestosi. La sua amministrazione, seppure interrotta a metà, riuscì ad elaborare alcuni progetti importanti. Un’amministrazione che portò con se, però, lo sforamento del patto di stabilità che creò non poche conseguenze sull’assetto economico comunale.
Aveva, il sindaco presentato, come obbligo di legge, al momento della candidatura un programma. Lo inizio’, a metà sindacatura constato’ l’impossibilità di proseguire a causa della litigiosità della coalizione, allora la stessa di oggi. Ma non sali sulla cattedra scolastica a impartire astratte lezioni di “strategie e nuovi obiettivi”. Oggi, invece, dopo un anno, il comandante della nave si accorge che la navigazione, anch’essa tempestosa come quella di Bono, necessita di essere tracciata con nuove rotte. “Nuovi obiettivi”, senza averne raggiunto alcuno. Al pragmatismo di Bono si è sostituito un sistema filosofico che si basa sul nulla.
Ma nonostante i mari tempestosi, la Giunta non subì il trauma dell’azzeramento. Un azzeramento che, al netto dei sorrisi di facciata, porta appresso i segni evidenti di lacerazioni profonde. Le dimissioni di Settecasi, seppure accompagnate da un comunicato stampa edulcorato, non nascondono l’amarezza di chi è cresciuto in un gruppo politico compatto e fluttuante, tanto da determinare la vittoria ora di una parte politica, ora dell’altra. Le dimissioni di Giuseppe Neri hanno svelato la precarietà delle motivazioni addotte nelle dichiarazioni del sindaco rilasciate alle emittenti. Neri ha bene individuato il seme della crisi della maggioranza: le beghe e le alchimie politiche. Anche Annalisa Alongi ha espresso perplessità, evdienziando come un periodo di un anno è breve per sottoporre ad esame l’operato degli assessori.
Il trauma grosso e grave è rappresentato nel perimetro prettamente politico: la revoca, tramite atto amministrativo, delle deleghe a Filippo Bellanca e a Paolo Mandracchia ai quali collaboratori il sindaco ha tolto il permesso di soggiorno nella Giunta. Non era mai successo. Non possono essere riproposti perché “vecchi” già dopo 14 mesi. Una vecchiaia che dovrebbe, pero’, essere estesa a tutti.
Vito Bono non arrivò al punto in cui si è giunti adesso. Non solo dal punto di vista temporale (la crisi della Giunta Valenti si manifesta dopo un anno dall’insediamento), ma anche dal punto di vista procedurale. Come un comandante di lungo corso compresoe l’impossibilità di seguire la rotta, né avvertì la necessità di tracciarne un’altra. Semplicemente capi’ che la coalizione non consentiva di proseguire e siccome a bordo della nave ci sono i passeggeri rappresentati dai cittadini, Bono avvertì la necessità di approdare e far scendere equipaggio e comandante. Con la città non si scherza, né si può coinvolgerla in quelle beghe e alchimie politiche denunciate da Giuseppe Neri.
E’ la prima volta che la città, specie con l’elezione diretta del sindaco, vive una crisi così cruenta, nel merito e nel metodo. La maggioranza ha un peso di responsabilità di alto rischio e impatta (rischio, in verità, già in evidente stato di pericolosa patologia) in una replica di un’esperienza interrotta a metà e che la gente non ha dimenticato.
Le dichiarazioni del sindaco tendenti (invano) a motivare l’azzeramento come fasi di “strategie” non ha convinto chi le ha ascoltate, anzi hanno sortito l’effetto inverso rispetto a quello che immaginava il primo cittadino. In verità, mentre la maggioranza avverte (in modo particolare i consiglieri comunali) lievitare in modo esponenziale un malessere diffuso tra i cittadini sull’operato della Giunta del “cambiamento”, la stessa sensazione non sembra essere percepita da chi siede sullo scranno istituzionale più alto del Palazzo. Vi è un deficit sostanziale che risiede in chi ha vissuto da sempre fuori i confini del mondo politico, fuori dal contesto delle necessità quotidiane e di prospettiva di una città.
Lo scenario politico e amministrativo tra il periodo di Vito Bono e quello attuale calca una linea di demarcazione. Bono capì che la nave non poteva andare e preferì per la città il danno minore, pur assumendo una scelta sofferta, ma coraggiosa. Valenti non si accorge di essere già stata contagiata dalla costante sindrome di governo che contagia il centrosinistra e tenta di governare una nave già destinata al naufragio.
Ancora una volta, il centrosinistra manifesta la sindrome di governo. Il sindaco è alle prese con i giri di consultazioni tra gli alleati. Nulla è cambiato, solo lo slogan con me il sindaco sei tu. Lo stesso sindaco non vuole più che si rammenti; lo ha detto nel corso di una sua intervista televisiva. La realtà è assai diversa dagli slogan.
Filippo Cardinale