Crisi idrica, la Cna: “Il sindaco di Agrigento usi il titolo di Capitale della Cultura per far leva sui palazzi del potere”

AGRIGENTO- “Chi, a qualsiasi livello, è stato investito da un ruolo politico-istituzionale, in rappresenta del territorio, ha il dovere di farsi carico della pesante crisi idrica in corso che rischia di trasformarsi in emergenza sociale ed economica”. E’ la Cna Provinciale Agrigento a chiamare alle proprie responsabilità amministratori locali e parlamentari, regionali e nazionali, eletti dal popolo agrigentino.

C’è un passaggio dedicato al sindaco di Agrigento. “Comprendiamo la provocazione del sindaco Miccichè, ma Agrigento non deve rinunciare al titolo di Capitale Italiana della Cultura per il 2025. Tutt’altro, facendo leva proprio su questo prestigioso titolo e su questo avvenimento che coinvolgerà tutte le comunità – concludono Di Natale, Spoto e Abbate – il primo cittadino, assieme agli altri suoi colleghi, spinga concretamente ed incisivamente sui Palazzi del potere, palermitani e romani, per individuare subito efficaci soluzioni alla crisi idrica. In caso contrario non sarà solo Agrigento a fare la figuraccia, ma agli occhi del mondo la faranno l’intera Sicilia e l’Italia tutta”.

“Non è tollerabile – affermano i vertici della Confederazione – che uno dei beni primari, fonte per offrire un servizio essenziale, sia ancora, nel 2024, un lusso, provocando disagi ai cittadini, danni alle attività produttive e nocumento all’immagine delle comunità. L’erogazione dell’acqua nella abitazioni e negli esercizi artigianali e commerciali – spiegano il presidente provinciale Francesco Di Natale e il Segretario Claudio Spoto  – è un diritto irrinunciabile, è un fatto anche di civiltà, oltre a rappresentare una condizione fondamentale per consentire alle aziende, specie quelle che necessitano di costante approvvigionamento,  di potere svolgere regolarmente la loro attività”.

Preoccupatissimo il presidente di Cna Agrigento, Lillo Abbate, che è anche alla guida, per conto della Confederazione, del mestiere delle Tintolavanderie. “Purtroppo – spiega – ho raccolto disagi e sofferenze da parte di parecchie attività, anche di altro settore, impossibilitate a garantire il servizio per mancanza di acqua. Questo non è possibile, determina una perdita economica non indifferente, con tutte le conseguenze negative del caso. La città, così come gli altri centri dell’agrigentino, non può vivere questa grave criticità che alimenta un contesto di tensione e anche di deficit di credibilità in chiave turistica, soprattutto in vista di Agrigento Capitale Italiana della Cultura”.