Crisi idrica in tribunale: ricorso per uno dei pozzi previsti per superare l’emergenza in provincia

L’Ati si è costituita in giudizio per opporsi dopo il ricorso al Tar del Comune di Santo Stefano per il pozzo Monnafarina

Finisce in tribunale uno degli interventi previsti dalla Regione Siciliana per scongiurare l’emergenza idrica in provincia di Agrigento. Il Comune di Santo Stefano Quisquina ha presentato un ricorso al Tribunale amministrativo regionale per annullare, previa sospensione cautelare, la realizzazione del pozzo “Monnafarina”. Si tratta di una sorgente che sorge nel territorio comunale di Castronovo ma che tocca le falde acquifere del centro montano agrigentino.

In seguito alla presentazione del ricorso, si è costituita in giudizio l’Assemblea Territoriale Idrica che, insieme all’Azienda Idrica Comuni Agrigentini e al Genio civile, sono stati citati dall’ente locale. Il sindaco di Santo Stefano, Francesca Cacciatore, ritiene che l’opera non si deve fare perchè ci sarebbe una interferenza con il bacino idrico della Quisquina e ciò determinerebbe gravi danni al territorio.

Oggetto della contesa il progetto di fattibilità tecnico economica dei lavori di realizzazione del Pozzo “Monnafarina” e condotta di adduzione all’acquedotto Voltano. Secondo Cacciatore, l’opera determinerebbe un danno per la comunità stefanese e per le popolazioni che ricevono da anni acqua dai bacini della Serra Leone-Quiquina e dall’area Fanaco. Al ricorso si allegano risultati delle perizie scientifiche sull’unicità del bacino imbrifero che comprende anche l’area di contrada Monnafarina, in territorio di Castronovo di Sicilia, dove si vuole realizzare il pozzo. L’Ati, nel richiamare la delibera del marzo scorso con cui la Regione Siciliana dichiara lo stato di emergenza in relazione allo stato di grave deficit idrico in cui versa l’intero territorio siciliano e tutti i successivi provvedimenti con cui si sono disposti urgenti interventi di Protezione civile e la nomina di un commissario per individuare i soggetti attuatori, nell’azione legale per resistere al ricorso ricorda anche che la realizzazione del pozzo nell’area della Quisquina, è inserito nel piano regolatore degli acquedotti siciliani fin dal 2012 e nel piano d’ambito adottato dall’Ati idrico nel 2020, sottoposto alla valutazione di impatto ambientale e trasmesso anche al Comune di Santo Stefano Quisquina, che in quella occasione non presentò nessuna osservazione. Ed anche per i successivi pareri tecnici regionali previsti dalla normativa, tutti trasmessi al Comune stefanese, non sarebbero state fatte obiezioni. Le prime osservazioni sono arrivate tra luglio e agosto, quando il progetto si è concretizzato, inserito tra le prima urgenti iniziative contro la crisi idrica.

Insomma, per l’Ati il pozzo si deve realizzare per dotare la provincia di nuove risorse, ma anche per motivazioni tecniche che normative. Non è di questo avviso il sindaco Cacciatore, secondo il quale l’intervento, così come le misure previste per superare l’emergenza, sarebbero insufficienti e “avranno come unico effetto quello di abbassare ulteriormente il livello delle acque di falda del bacino provocando, quindi, un danno ulteriormente irreversibile a fronte di un beneficio limitato e solo temporaneo”.

da LA SICILIA