Crisi idrica in provincia, sindaci con le spalle al muro. Ma non tutti accettano le “bacchettate” di Cocina
La sensazione, dopo il vertice agrigentino, è che la Regione Siciliana abbia ormai scaricato Aica e che le ore per la società pubblica creata tre anni dopo dopo l’era del privato, sono ormai contate
Il sindaco di Santo Stefano Quisquina, Francesco Cacciatore, dopo il vertice in prefettura sulla crisi idrica, nel quale il capo della Protezione civile regionale ha “bacchettato” i sindaci invitandoli a requisire i pozzi, ha fortemente Salvo Cocina: «Indosserò la fascia tricolore per impedire che nuovi pozzi vengano realizzati in un bacino idrico già abbondantemente depauperato e violentato – ha detto Cacciatore respingendo con forza la richiesta di ulteriori escavazioni di nuovi pozzi dal bacino idrico della Quisquina, da cui vengono prelevati centinaia di metri cubi al giorno, anche per essere commercializzati, come l’acqua minerale della Nestlè: «I dati tecnici – prosegue Cacciatore – dicono chiaramente come il livello di soglia della falda si è notevolmente abbassato, vi è un problema ambientale e idrogeologico da salvaguardare che non può essere sottovalutato. Per quanto mi riguarda indosserò la fascia tricolore non per requisire e individuare nuovi pozzi, ma per impedirne la nuova realizzazione».
Durante la riunione in prefettura, Cocina aveva avuto un battibecco con il sindaco di Agrigento Franco Miccichè. Quest’ultimo si apprestava a leggere il suo messaggio dove respingeva le accuse di Salvo Cocina, che lo ha però interrotto. Miccichè diceva che i Comuni stanno applicando l’ordinanza della Protezione civile, ma Cocina ha insistito: «Dovete cercare pozzi».
La sensazione, dopo il vertice agrigentino, è che la Regione Siciliana abbia ormai scaricato Aica e che le ore per la società pubblica creata tre anni dopo dopo l’era del privato, sono ormai contate. E, se così fosse, non si può certo dire che le responsabilità siano solo dei sindaci soci.