Credito subito e senza problemi, così funzionava la truffa e l’usura con base operativa a Sciacca
SCIACCA. Avere bisogno disperato di soldi e finire nelle maglie di delinquenti senza scrupoli che approfittano dei momenti di difficoltà economica di persone perbene e ignare di finire nel cappio dell’usura. Una dozzina di storie di vittime che sono state al centro dell’indagine della Procura di Sciacca, coordinate dal sostituto Michele Marrone, ed effettuate dai carabinieri.
Quattro persone, finite ai domiciliari con l’accusa di usura, truffa e falso, mentre ad altri due complici è stato imposto l’obbligo di dimora su ordine del gip Antonino Cucinella, che ha firmato le ordinanze cautelari eseguite dai carabinieri di Bagheria.
Una inchiesta che ha la mente a Bagheria ma la base operativa a Sciacca nella sede della finanziaria Findomestic, vittima anch’essa del disegno criminoso. Parte da Bagheria perché le indagini iniziali cominciamo quasi per caso, come stralcio di un’altra inchiesta su un gruppo criminale specializzato nella contraffazione di
documenti, truffa, corruzione e riciclaggio. Durante le investigazioni sono emerse alcune vicende che svelavano l’esistenza di un gruppo «specializzato» in un altro tipo di attività, usura secondo i magistrati.
Carte che sono state inviate a Sciacca perché nella città delle terme chiuse aveva la base l’organizzazione che farebbe capo a Giosuè Giglio, palermitano di 34 anni, impiegato in una società finanziaria collegata a Findomestic, società quest’ultima (ma non è la sola) che avrebbe erogato numerosi finanziamenti in realtà non autorizzabili, solo perché ingannata dalla falsa documentazione prodotta: cedolini che indicavano redditi diversi da quelli effettivi, o fascicoli da cui «sparivano» vecchie insolvenze.
Giosuè Giglio era un vero mediatore finanziario. Avrebbe creato una piccola rete di collaboratori che si spacciavano per tali e procacciavano clienti disposti a pagare pure un surplus di interessi in nero pur di ottenere liquidità. Tra questi collaboratori un ruolo preponderante avrebbe avuto Angelo Botta, 34 anni anche lui, che secondo l’accusa, dedito alla falsificazione di documenti e degli «incassi», attraverso un conto corrente fittizio intestato a una zia. E’ stato arrestato come Roberto Caruso, 42 anni, procacciatore di disperati; e Giovanni Romano, trentacinquenne di Terrasini. L’obbligo di dimora è stato disposto per altri due, coinvolti solo in un paio di casi.
L’agenzia della Findomestic di via Cappuccini in Sciacca era diventata la base della truffa. Agenzia nella quale l’impiegato Giglio era disposto a tutto pur di muovere soldi a credito. Con prestiti che andavano da 10 mila e fino a 60 mila euro e interessi extra in nero che superavano il 10% e che – aggiunti a quelli legittimi applicati dagli enti erogatori, con percentuali tra l’11 e il 15% – facevano schizzare il livello complessivo ben oltre il tasso di usura.
FALSI CERTIFICATI DI RESIDENZA. La stranezza sta nel fatto che nella sede saccense della Findomestic troppi palermitani ottenevano prestiti lì. E allora come giustificare tale affluenza? La soluzione si è trovata nel cambio di residenza, con Giglio che chiedeva a Botta di produrre certificati, «falla in un comune vicino, non proprio a Sciacca…», diceva al complice, per eliminare i sospetti. Ed ecco che uno dei richiedenti si ritrovava residente a Ribera. C’è poi il caso di una donna che aveva uno stipendio inferiore a mille euro e non avrebbe potuto ottenere il prestito di 40 mila euro che voleva, anche per azzerare altri debiti con la stessa società; in quel caso – e in altri – si modificò la busta paga ma l’affare stava per saltare perché il marito era perplesso per la cifra che avrebbe dovuto pagare. Alla fine ci si accordò per 5.500 euro di «bonus» da dare ai truffatori, che incassavano da un minimo di mille euro per un prestito da 10 mila a 6 mila per 40 mila.
L’indagine si è appoggiata a numerose intercettazioni telefoniche ma anche a controlli approfonditi sui movimenti finanziari. Seguendo il denaro si arriva al conto corrente fittizio intestato alla zia di Botta. I soldi arrivavano sempre il giorno dopo l’erogazione dei prestiti. Gli intermediari volevano essere saldati subito.