Crack gruppo Pelonero, la Cassazione: “Non andava arrestato nessuno”
PORTO EMPEDOCLE. I nove componenti della famiglia Sferrazza, gestori dei negozi del gruppo Pelonero, (settore dei casalinghi e degli articoli da regalo), e la commercialista Graziella Falsone non andavano arrestati. Ai domiciliari erano finiti Gaetano Sferrazza, 78 anni; i figli Gioachino, 54 anni con la moglie Maria Teresa Cani, 54 anni e i figli Gaetano e Fabiana, 29 e 26 anni; Diego, 51 anni con la moglie Giovanna Lalicata, 51 anni e i figli Clelia e Gaetano, 23 e 28 anni e la commercialista Graziella Falzone, 53 anni.
La Cassazione ha respinto la richiesta dei pubblici ministeri Alessandra Russo e Paola Vetro che chiedevano di ripristinare gli arresti domiciliari per i principali indagati dell’inchiesta “Malebranche”.
I magistrati della Procura di Agrigento nel ricorso avevano scritto che “non siamo in presenza di un’attività estemporanea e occasionale ma ad uno schema sistematico di svuotamento delle imprese e di distruzione della documentazione per occultare il patrimonio”.
La Suprema Corte, invece, recependo le tesi difensive degli avvocati Daniela Posante, Giovanni Castronovo, Santo Lucia, Giacinto Paci e Salvatore Falzone ha affermato che gli arresti non andavano eseguiti, confermando l’ordinanza del Tribunale del riesame. A chiedere lo stesso verdetto (con la differenza solo formale del rigetto e non dell’inammissibilità) era stato pure il procuratore generale.
L’ordinanza cautelare era stata firmata dal Gip Luisa Turco ed eseguita dalla Guardia di Finanza il 30 luglio dopo una lunga indagine durata 5 anni. Secondo l’accusa, i componenti della famiglia Sferrazza con il supporto della loro commercialista, avrebbero creato delle società con l’obiettivo di portarle al fallimento pilotato, facendo sparire i fondi che venivano sottratti a fisco e fornitori.
Il tribunale del riesame aveva annullato l’ordinanza perché ha ritenuto insussistente l’accusa di associazione a delinquere senza entrare nel merito dei fatti di bancarotta, ritenuti troppo datati per ritenere attuali le esigenze cautelari e, quindi, giustificare gli arresti.