Covid, il report Gimbe: in Sicilia i dati peggiorano, tasso di contagio al 29,9%

SICILIA. Una cifra che mette paura, che allarma, ma nel contempo spinge a restrizioni più severe per arginare l’aumento dei contagi. A lanciare l’allarme è l’illustre Nino Cartabellotta, presidente della fondazione Gimbe. “Serve il lockdown, la divisione in fasce non funziona”, dice.

Dal report del centro di ricerca che elabora statistiche anche per organi istituzionali, è facile constatare come nella settimana 6-12 gennaio nell’Isola sono in peggioramento – rispetto alla settimana precedente – quasi tutti gli indicatori.

Peggiora il dato dei casi positivi schizzati a 881 per 100 mila abitanti. Peggiora l’incremento percentuale dei casi (il 12,1 per cento sull’intera popolazione, più di tutte le altre regioni italiane). Peggiora il rapporto fra positivi e casi testati salito al 29,9%.

Sono sotto soglia di saturazione, ma di un pelo, gli indicatori relativi ai posti letto in area medica e terapia intensiva occupati da pazienti con Covid.

La  catalogazione in fasce di rischio differenziate non convicne la fondazione Gimbe. Per centrare l’obiettivo di eliminazione del virus – scrivono – è indispensabile attuare rapidamente la strategia soppressiva, per appiattire la curva epidemica. In questo modo, con l’arrivo della bella stagione e il progressivo aumento delle coperture vaccinali, la minore circolazione del virus permetterebbe durante i mesi estivi la ripresa di un’efficiente attività di tracciamento per raggiungere l’obiettivo della progressiva eliminazione.

Considerati i modesti risultati ottenuti dal sistema delle Regioni “a colori” e le incognite legate all’efficacia del vaccino soprattutto in termini di riduzione dei quadri severi di malattia e di trasmissione del virus – continua Cartabellotta – questa rappresenta l’unica strada per mantenere il controllo dell’epidemia sino a fine anno senza affidarci esclusivamente al vaccino. Infatti, continuando con le strategie di mitigazione, sarà realisticamente impossibile riprendere un tracciamento efficace e l’unico auspicio non potrà che essere quello di raggiungere presto adeguate coperture vaccinali. Questo però significa accettare il rischio di una circolazione virale intermedia con gravi ripercussioni sulla salute e sull’economia ancora fino al prossimo autunno”.