Era il 6 marzo quando il coronavirus si è affacciato in provincia di Agrigento. Il medico del reparto di medicina dell’ospedale di Sciacca è stato il primo caso nel territorio provinciale. Pochi giorni prima, il 25 febbraio, c’erano stati i primi casi in Sicilia, i turisti che facevano parte della comitiva arrivata a Palermo dalla Lombardia.

Sono passati un mese e quattro giorni dai primi casi in Sicilia, 24 giorni dal primo contagio in provincia di Agrigento. Mentre l’obiettivo della Regione Siciliana di creare un Covid Hospital in ogni provincia è realtà un po’ ovunque (le strutture sono già state individuate, alcune dove c’era già un reparto di malattie infettive sono operative, altre stanno completando l’organizzazione) in provincia di Agrigento da giorni si discute ancora, con la politica colpevolmente responsabile, su come e dove realizzare un punto di riferimento per persone malate e bisognose di cure.

La realizzazione di un Covid Hospital è il presupposto per essere pronti a quella situazione di emergenza, il famoso “picco”, che da alcuni giorni viene annunciato per i primi di aprile.

L’aumento dei contagi di queste ultime ore nel nostro territorio ci fa preoccupare: il ritardo nella individuazione di un’area Covid è purtroppo determinato da quel vecchio difetto del nostro territorio di una classe politica che guarda solo al proprio orticello e non al bene comune. L’assessore regionale Ruggero Razza da giorni si fa tirare la giacca da destra e sinistra, non ha ancora deciso dopo che nel corso dell’ultima settimana si sono fatte tante ipotesi, poi smentite. Anzi, ha deciso di… non decidere consentendo creazione di posti letto per contagiati un po’ ovunque.

In piena emergenza continua ad entrare in scena il balletto della politica, quella stessa politica che nel corso dei decenni ha portato la provincia di Agrigento ad occupare gli ultimi posti nelle classifiche nazionali di qualità della vita, produttività e lavoro.

Non sappiamo se le scelte adottate (nelle ultime oltre sembra sia prevalsa la linea di posti letto in tutti gli ospedali) sia quella giusta. Abbiamo qualche perplessità dettata dalle numerose telefonate di operatori sanitari locali e di altre regioni che ci invitano a fare cambiare idea alla Regione. La creazione di posti letto per persone contagiate in ospedali dove c’è la presenza di numerose unità operative è stata fatta in Lombardia ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Secondo molti addetti ai lavori ci sono gravissimi rischi, oltre che obbligo di interventi importanti e radicali, aggiunti ai limiti di personale e attrezzature.

La Regione e l’Asp da alcuni giorni stanno effettuando anche verifiche di carattere tecnico, un’area Convid richiede non solo divisione fisica dei reparti, ma anche la necessità di modificare alcuni servizi che sono per così dire centralizzati, che attualmente coprono per intero l’area ospedaliera.

La scelta di fare Aree Convid in grandi ospedali come Sciacca e Agrigento – dicono allarmati alcuni operatori sanitari – è pura follia”.

La preoccupazione di chi lavora in prima linea si trasferisce anche su noi cittadini comuni che non ne capiamo nulla. Dobbiamo solo sperare che si faccia presto e che qualsiasi decisione finale sia quella giusta.